Natale cancellato per decreto?
Le nuove linee guida della Commissione europea per una comunicazione inclusiva, intitolate #UnionOfEquality, hanno fatto scalpore pur essendo solo una bozza. Se ne parla in questi giorni, forse anche troppo e talvolta a sproposito. Il documento interno è fuoriuscito dalle stanze dei bottoni, o fatto fuoriuscire ad arte…
Indubbiamente i principi che sottendono le nuove linee guida della Commissione europea per una comunicazione inclusiva (in allegato il documento da scaricare), quali l’uguaglianza e la non discriminazione, sono valori fondamentali dell’Unione europea (UE), che si applicano direttamente alle istituzioni europee, alle politiche interne ed esterne dell’UE, ma anche al modo in cui le istituzioni europee operano al proprio interno.
La Commissione europea intende così dare l’esempio del suo impegno verso un’Unione dell’uguaglianza. Per farlo in modo efficace, essa intende favorire una comunicazione inclusiva, assicurando così che tutti siano apprezzati e si sentano riconosciuti, indipendentemente da genere, razza o origine etnica, religione o credo, disabilità, età o orientamento sessuale. In poche parole, come recita il motto dell’UE: “Uniti nella diversità”. Per soddisfare questa aspettativa la Commissione ha inteso valutare criticamente il proprio uso del linguaggio e delle immagini.
Lo scopo di tale documento è stabilire standard comuni per una comunicazione inclusiva e fornire esempi pratici e consigli a tutto il personale della Commissione europea, sia per la comunicazione esterna che interna. Le raccomandazioni contenute in questo documento sarebbero utili per produrre svariati materiali di comunicazione, come comunicati stampa, schede informative e infografiche, post e immagini sui social media, materiali didattici e presentazioni, discorsi e editoriali, ecc.
Le nuove linee guida della Commissione europea per una comunicazione inclusiva, quindi, appaiono come un breve ma complesso documento di cui, però, la stampa ha enfatizzato solo alcuni aspetti che paiono critici. In particolare, non utilizzare “Miss” o “Mrs” (signorine e signore) ma sostituirle con un più generico “Ms”. Oppure sostituire “signore e signori” con un più generico “colleghi”. Ancora, quando si parla di transessuali identificarli secondo la loro indicazione. Oppure non usare la parola “anziani” ma “popolazione più adulta”. Non utilizzare espressioni come “l’uomo” ma preferire “l’umanità”. Infine, non utilizzare il termine “Natale” ma “festività”, considerando non solo coloro che non lo festeggiano ma anche volendo considerare coloro che lo celebrano in date diverse.
Del resto, purtroppo, pochi hanno fatto caso ad altri passaggi del testo, dove si chiede di evitare di riferirsi a stereotipi, come una donna in un ruolo casalingo o passivo, oppure assicurare un bilanciamento di genere tra i relatori di un convegno, garantire l’accessibilità dei documenti e, così, la trasparenza delle istituzioni, ecc. Dunque, lo scopo delle nuove linee guida della Commissione europea per una comunicazione inclusiva sembra un documento lodevole ma, indubbiamente, a tratti ridicolo se non stucchevole. Per questo, come si dice, non bisogna buttare via il bambino con l’acqua sporca, anzi, sarebbe opportuno riprendere queste linee guida e renderle meno rigide e banali, si consenta di dirlo, come sono banali tutte le burocrazie, sia quella europea che quelle nazionali o internazionali.
Dopo il vento di indignazione che ha spirato sull’Europa, diciamo la verità, anche eccessivamente, sospinto da una stampa che sembrava più interessata a fomentare la protesta che ad analizzare nel merito il documento, Helena Dalli, Commissaria per l’Uguaglianza, ha annunciato il ritiro delle linee guida, dato che «sono state espresse preoccupazioni in merito ad alcuni esempi forniti nelle Linee guida sulla comunicazione inclusiva, che come è consuetudine con tali linee guida sono in corso di elaborazione». Ella ha aggiunto che si stanno «esaminando queste preoccupazioni al fine di affrontarle in una versione aggiornata delle linee guida».
Dalli ha ricordato come «l’iniziativa di elaborare delle linee guida come documento interno per la comunicazione da parte dei servizi della Commissione nell’esercizio delle loro funzioni mirava a conseguire un obiettivo importante: illustrare la diversità della cultura europea e mostrare la natura inclusiva della Commissione europea nei confronti di tutti i settori della vita e delle convinzioni dei cittadini europei. Tuttavia, la versione pubblicata non risponde adeguatamente a tale scopo. Non è un documento maturo e non soddisfa tutti gli standard di qualità della Commissione, né è stato oggetto di adeguate procedure di consultazione. Le linee guida richiedono chiaramente più lavoro».
Ella ha espresso le sue scuse «per l’offesa involontaria che la pubblicazione di questo documento ha causato ad alcuni» e, annunciando il ritiro delle linee guida, ha manifestato l’intenzione di lavorare ulteriormente su questo documento».
Pur rispettando il diritto della Commissione Europea di modellare la propria comunicazione scritta e verbale, e apprezzando l’importanza dell’uguaglianza e della non discriminazione, la Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea (COMECE) ha manifestato la propria preoccupazione per l’impressione che un pregiudizio antireligioso abbia caratterizzato alcuni passaggi della bozza di documento.
Secondo il cardinale Jean-Claude Hollerich SJ, Presidente della COMECE, «la neutralità non può significare relegare la religione nella sfera privata. Il Natale non fa solo parte delle tradizioni religiose europee ma anche della realtà europea. Il rispetto della diversità religiosa non può portare alla conseguenza paradossale di sopprimere l’elemento religioso dal discorso pubblico». Inoltre evidenziato che «sebbene la Chiesa Cattolica nell’UE sostenga pienamente l’uguaglianza e il contrasto alla discriminazione, è altrettanto chiaro che questi due obiettivi non possono portare a distorsioni o autocensure. La preziosa premessa dell’inclusione non dovrebbe causare l’effetto opposto dell’esclusione».