Natale a Saigon
Andando in moto per queste strade, in questi giorni, sentivo una grande riconoscenza per aver la possibilità di passare il Natale 2015 in questa terra. Qualcuno lo considera ancora un Paese con un regime totalitario, altri dicono che in Vietnam non c’è libertà: io passo per le strade e vedo tanti presepi che vengono allestiti, uno più bello, luminoso e sfarzoso dell’altro; vado in Chiesa la mattina presto e trovo bambini che pregano, già alle 5 e 15; sono tanti, assidui nella frequenza e attivi nel partecipare. In chiesa la sera c’è tanta gente quanta ne trovi in Italia la domenica; se poi vai di domenica in una qualsiasi chiesa a Saigon, se non arrivi almeno 15 minuti prima, non trovi posto a sedere nemmeno sui muretti di recinsione. È un vero spettacolo. Stasera tornando a casa mi sono fermato in una strada dove vivono alcune famiglie cristiane: fuori dalle loro loro case ci sono tante luci e con grande devozione, direi commovente, mi hanno mostrato alcuni presepi nella loro strada. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che ci sono più libertà in Europa, oppure che “la rete” non è controllata nel vecchio continente. Io so che il Vietnam ha una rete di Wi-fi tra le più estese in Asia. La città di Danang è un esempio, con una Wi-fi che copre quasi tutta la città: gratis!
Qualcuno dice che l’Asia rimane misteriosa: io la trovo “vera” ed il Sud Est asiatico è incantevole, col suo clima. Sicuramente la vita segue ritmi e schemi diversi da quelli europei, ed è per questo che è interessante vivere qui.
Come si celebra allora il Natale a Saigon? C’è una grande attenzione per i poveri, che si vanno a cercare anche di notte per donare loro regali, per invitarli alle feste nelle parrocchie, nei conventi e nelle comunità, sia la vigilia che il giorno di Natale. Saigon è una città dove ancora ci sono tanti poveri e tante aree con baraccopoli, ma non ci si dimentica di loro. Sono molte le organizzazioni cristiane e non, che per la stagione fresca, questa, si prodigano per aiutare i più bisognosi. Natale è la prima festa e poi arriverà anche il Tet, l’anno nuovo lunare, a Febbraio, perciò gli indigenti, per tutto questo periodo, sicuramente guadagneranno qualche chilo.
Natale 2015: possiamo definirlo davvero un Natale particolare. Mai l’umanità ha visto così tanti profughi in giro per il mondo, i venti di guerra in Medio Oriente non accennano a diminuire, un’atmosfera di sfiducia serpeggia e le notizie di nuove coalizioni militari nate ufficialmente per sconfiggere qualche presunto nemico, non si capisce se nascono per aggredire qualche altro Stato; insomma, dove possiamo porre la nostra fiducia? In chi sperare? Mi fa impressione andare per le strade di questa città e scorgere i presepi in mezzo ai motorini parcheggiati; mi commuove, in una strada povera, anche un po’ sporca direi, trovare la facciata di una casa addobbata ed un enorme presepe adagiato fuori; ho notato che in tutti i presepi c’è già il Bambinello, è già arrivato. Stasera un’anziana signora mi spiegava, con la sua nipotina di pochi anni che cantava una canzone di Natale, quanto fosse bello avere i presepi per strada; l’ho ascoltata e le ho risposto che noi, in Europa, abbiamo ormai perso il coraggio di mettere il Bambinello di fronte ai vicini ed ai passanti. «Perché avete paura?» – mi ha chiesto – «ma non siete cristiani in Europa?».
La sua domanda mi risuona forte nell’anima come un monito: ma non siamo più cristiani in Europa? Menomale che la fede in Asia c’è, è provata dai regimi più o meno favorevoli, ma va avanti e si fa strada: il Vietnam è l’esempio più chiaro di tutto questo. Non è quasi concepito il fatto di non credere in nessuna religione: oggi una giovane mamma mi diceva di non avere nessuna religione, eppure ad un certo punto della conversazione si è fermata: «Ringrazio Dio ‒ mi ha detto ‒ per il bambino che mi ha donato, sai che sono nata la notte di Natale?». Questa è l’Asia: l’impossibilità di non credere in Qualcuno, perché qualcuno c’è sempre sopra di te e la coscienza che noi non siamo più grandi di lui; la gente riesce spontaneamente a sollevare lo sguardo e rivolgersi verso questo Bambinello che in questi giorni sta invadendo le strade di Saigon. E trova, dobbiamo dirlo, una grande e sincera accoglienza. Come gli auguri della mia amica monaca buddhista, che stasera mi hanno davvero sorpreso, per la spontaneità e sincerità: «Auguri per un santo Natale, pieno di pace».