Natale a Mbassene

Mbassene

Nella prima domenica di Avvento il papa ha ricordato a tutti che il Natale non si riduca ad una sola festa esteriore. Questo mi ha ricordato uno scritto di Chiara dalla Svizzera di tanti anni fa: “Hanno sloggiato Gesù”.
Si potrebbe pensare che tutto questo avviene solo nel mondo occidentale, dove da anni si festeggia il grande avvenimento, senza “il festeggiato”. E invece questa mentalità ha contagiato, purtroppo, anche i Paesi di missione.
Ero andato anni fa per la prima volta in un villaggio chiamato Mbassene. Per arrivarci avevo dovuto attraversare un acquitrino, un braccio di mare e una risaia. Per fortuna ero in compagnia di due giovani del villaggio di N’Dame: mi aiutarono più volte a uscire da quella zona paludosa.
La gente si era dimostrata subito ben disposta ad accogliere la Buona Notizia e si cominciò il cammino.
Quando però recentemente andai in quel villaggio per incontrare tutti in occasione del Natale, solo il catechista Besna era presente. Gli altri erano occupati, appunto, a “preparare” il Natale! Che fare? Tornare indietro? C’era un gruppo di bambini che ci seguiva: perché non annunciare loro la Buona Novella? E così passammo un’ora con loro, parlando di Gesù venuto nel mondo. E poi andammo nelle singole case ad annunciare il grande evento. La maggior parte mostrò una grande o gioiosa accoglienza.
Questo mi ha insegnato che non bisogna mai arrendersi.
“A quelli che l’hanno accolto, ha dato la possibilità di diventare figli di Dio” (Gv 1, 12). Sono fiducioso che la Luce risplenderà presto nel mondo. Nella prima domenica di Avvento il papa ha ricordato a tutti che il Natale non si riduca ad una sola festa esteriore. Questo mi ha ricordato uno scritto di Chiara dalla Svizzera di tanti anni fa: “Hanno sloggiato Gesù”.
Si potrebbe pensare che tutto questo avviene solo nel mondo occidentale, dove da anni si festeggia il grande avvenimento, senza “il festeggiato”. E invece questa mentalità ha contagiato, purtroppo, anche i Paesi di missione.
Ero andato anni fa per la prima volta in un villaggio chiamato Mbassene. Per arrivarci avevo dovuto attraversare un acquitrino, un braccio di mare e una risaia. Per fortuna ero in compagnia di due giovani del villaggio di N’Dame: mi aiutarono più volte a uscire da quella zona paludosa.
La gente si era dimostrata subito ben disposta ad accogliere la Buona Notizia e si cominciò il cammino.
Quando però recentemente andai in quel villaggio per incontrare tutti in occasione del Natale, solo il catechista Besna era presente. Gli altri erano occupati, appunto, a “preparare” il Natale! Che fare? Tornare indietro? C’era un gruppo di bambini che ci seguiva: perché non annunciare loro la Buona Novella? E così passammo un’ora con loro, parlando di Gesù venuto nel mondo. E poi andammo nelle singole case ad annunciare il grande evento. La maggior parte mostrò una grande o gioiosa accoglienza.
Questo mi ha insegnato che non bisogna mai arrendersi.
“A quelli che l’hanno accolto, ha dato la possibilità di diventare figli di Dio” (Gv 1, 12). Sono fiducioso che la Luce risplenderà presto nel mondo.

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