Natale a Bangkok

Nel periodo natalizio la città è particolarmente bella: luci e decorazioni accompagnano chi passeggia per le strade del centro. Ma la mia sete di Natale non era appagata... Una testimonianza
Bangkok

Bangkok è una città bella, interessante, variegata e gentile, dove ti puoi trovare bene subito per l’accoglienza che la gente riserva a tutti, sorattutto agli stranieri. Sei in difficoltà? Chiedi aiuto a chi passa e stai sicuro che una mano ti verrà data. Ai "thai" piacciono gli stranieri, è sempre stato così. Sono thai, cioè liberi. Vuoi conquistare i loro cuori? Amali.

Bangkok può essere anche una città terribile, spietata, cinica, dura e oscura: è di qualche tempo fa la notizia dell’arresto di un serial killer che ha ucciso 10 bambini e approfittato di molti di più. Sono accorsi in circa 200 per linciarlo, quando la polizia l’ha portato sul luogo dell’ultimo efferato delitto: una bambina di sei anni. In questa città devi stare attento a dove vai e avere sempre una grande umiltà nel girare per le sue strade, nel prendere i suoi taxi e nel parlare con la gente. In molte occasioni basta sorridere, essere gentili, modesti e tutti ti aiutano, dovunque tu sia. È una città come le altre, fatta di gente, di tanta gente che raggiunge, in alcuni mesi dell’anno, anche il numero di 14 milioni, considerando le province adiacenti che fanno parte della grande area metropolitana. Bangkok è una città piena di luci, amata dai molti stranieri che vivono e lavorano nel Sud-Est asiatico: preferiscono, in molti, far base nella capitale della Thailandia per la facilità delle comunicazioni, dei voli e per il costo modesto di qualche resort, di ottima qualità. E poi in questa città puoi trovare di tutto.

Nel periodo natalizio la città è particolarmente bella: all’incrocio di Ratchaprasong, le luci sono più numerose del solito. Questo incrocio è particolarmente famoso perché nel 2010 ha ospitato il palco dei "rossi", che hanno guidato la rivoluzione contro il governo di Abhisit Vejjajiva: ci sono stati morti e feriti. Qui hanno "casa" le grandi firme della moda mondiale, con i loro negozi al Gaysorn Center. Camminando nei giorni di festa sulla passerella sopraelevata che porta ai grandi magazzini, non è strano ascoltare le canzoni natalizie, anche d’ispirazione cristiana, che risuonano dal mattino fino a tarda sera. È una bella atmosfera. Accompagnano chi fa una passeggiata per raggiungere il Central World, uno dei più grandi e più belli super store dell’Asia.

In questo periodo "freddo" (si arriva anche a 18 gradi) si sta bene. In giro si notano tante decorazioni: renne, babbi Natale a non finire, slitte, regali, orsetti appesi agli alberi, neve artificiale e… solo questo? No. Le chiese cristiane sono presenti e di tante denominazioni: il Natale è sentito anche come festa religiosa e sempre di più la gente sa di cosa si tratta. Ci sono gruppetti di studenti che cantano canzoni e raccolgono fondi per le vittime dell’inondazione nelle Filippine, per esempio: tra pochi giorni ne ospiterò uno a casa. È un piacere vedere questi giovani spendere tempo ed energie per altri che ne hanno bisogno. Qualche settimana fa sono stato chiamato nella baraccopoli più grande della città, non lontana da casa, per parlare del Natale ai bimbi di un centro di aiuto. È stata un’occasione unica poter stare con i più poveri e vivere insieme un momento di gioia e di dono reciproco. Perché il Natale è anche questo.

In quei giorni sentivo forte che tutto quanto vedevo fuori, per le strade, non mi soddisfaceva pienamente: anche di notte sono andato in giro per le strade, per vedere le luci, ma non riuscivano a riempire la sete di Natale che sentivo dentro. E rimanevo con un desiderio nell’anima. In fondo anch’io sono figlio di questa società dei consumi e non mi accontento mai di quanto ho: come dire, a Natale, regaliamoci qualcosa. A un certo punto mi sono ricordato di un’amica cambogiana che desiderava un telefonino; ne ho subito riparato uno che avevo in casa e l’ho chiamata per dirglielo. Sbuccia le noci di cocco col marito, il bimbo di 12 e la bambina di 7 anni in una fabbrica abusiva, a circa 50 chilometri, appena fuori la città. «Vengo sabato a trovarti e ti porto il cellulare che volevi».

È stata felicissima della notizia. Le porterò anche del cibo, per far festa: in genere mangiano poco e male, quando mangiano. Poi ho accompagnato un amico a spedire dei pacchi di giocattoli venuti dall’Italia per dei bambini di un centro di accoglienza, nel Nord della Thailandia. Che fatica questi pacchi, mi dicevo camminando: ed erano davvero pesanti. Ma era più importante non lasciare il mio amico da solo a fare tutto questo. Sulla strada di ritorno verso casa, sotto il ponte dell’autostrada, punto di svincolo e di passaggio di centinaia di persone al minuto, trovo un ragazzo giovane che parla da solo: era sporco e nessuno lo guardava in faccia. Ho tirato dritto, ma ho avuto un rimorso. Certo, avevo anche vergogna: in quanti mi avrebbero visto? E poi il mio amico se la sentirà di aiutare questo ragazzo, evidentemente fuori di testa?

Dopo essere passato dalla banca non ce l'ho più fatta e sono tornato indietro pensando tra me: «Se il papa invita dei barboni a colazione, perché io non posso almeno comprare il pranzo a questo qui?». Sono arrivato, aria gelida tutt’intorno, imbarazzante: qualcuno mi guardava stranito. Sono andato e ho comprato un sacchetto di frutta: «Ti piace?», ho chiesto al ragazzo, che intanto mi aveva notato. E lui, calmo e sereno, mi ha risposto: «Sì, grazie. E mi compreresti anche un dolcetto?». Siamo andati insieme alla bancarella di fronte e ho preso il pranzo intero. Lui felice ha preso il cibo ed è andato via quasi di corsa. Ho pagato e sono andato dalla parte opposta. Ho visto, con la coda dell’occhio, che lui si era già dileguato tra la folla. «Beh, almeno oggi mangerà», ho detto al mio amico. Chissà se domani lo ritroverò ancora qui? Comunque è vicino casa.

Mi sono avviato per la strada e non ho osato guardarmi intorno. Mi sono sentito osservato, discretamente, dalla gente. Il mio cuore "batteva a mille", come ogni volta che aiuto qualcuno. Ecco: questo è stato il mio Natale, perché ho amato questa persona, almeno un po’. E questo Natale voglio offrirlo a questa città meravigliosa, a tutta la gente che vi abita, a quei bimbi uccisi e anche al serial killer. Spero che l’amore tra gli abitanti e l’aiuto reciproco splendano sempre di più. Spero di cambiare io, giorno dopo giorno. Ho imparato tanto in questi anni, nel senso di umanità; e mi hai dato la possibilità di aiutare un po’ della tua gente: in modo semplice, come è semplice la vita di una persona comune, come me. Sono felice d’aver vissuto qui anche questo Natale. Grazie Bangkok!

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons