Natale 2023: uno sguardo dal Sudest asiatico

“Tra pochi giorni partirò ancora una volta per Mae Sot, qui in Thailandia, con degli amici che arriveranno da Singapore: sarà la prima volta per loro di vivere un Natale in mezzo alla povertà e alla miseria di chi scappa dalla guerra. Quello sarà il mio vero Natale, perchè quella è la mia gente ed è un dono andare tra loro”.
Un venditore ambulante spinge un carrello portavivande in un incrocio trafficato a Bangkok, in Thailandia
Un venditore ambulante spinge un carrello portavivande in un incrocio trafficato a Bangkok, in Thailandia (Foto AP/Gemunu Amarasinghe)

Sta arrivando Natale, anche in questo anno pieno di guerre più o meno vicine e con i cambiamenti climatici che sconquassano le nostre vite. Che fare per rendere il Natale un ricordo vivo e pieno di significato?

Forse, nella mia vita, mai come nell’anno appena trascorso sono stato in tanti luoghi così diversi tra loro: dieci viaggi, alcuni anche impegnativi, per ragioni di lavoro e di famiglia. Indonesia, Malaysia, Laos, Cambogia, Vietnam: cosa hanno lasciato dentro di me. Natale sta arrivando, come prepararmi a questo evento così straordinario ed al tempo stesso semplice, sentito da tutti come la festa della famiglia? Dopo i 61 natali trascorsi, a questo punto mi chiedo che senso ha il 62esimo.

Dove mi giro trovo guerre e gente che soffre: pianti e urla, fame, malattie, distruzione, inquinamento. Un canale a Karachi, una vera ed enorme fogna a cielo aperto non lo posso dimenticare, con tutta la gente che ci viveva attorno. Tra tutti i luoghi che ho visitato, mi rimangono nel cuore i momenti e i luoghi in cui ho incontrato gli sguardi della gente pìu semplice: loro mi hanno guardato ed io ho guardato loro. Mi ha colpito il silenzio di quegli sguardi e mi sono chiesto, dentro il mio cuore, la ragione di tanto strazio: Karachi, con i suoi 24 milioni di persone e i tanti poveri; Mae Sot con i profughi del Myanmar; Cambogia, nella ex prigone di Tuol Sleng, a Phnom Phen.

L’esperienza di quest’anno che non posso dimenticare, come una certezza ormai inscalfibile, rimane una: se voglio comprendere la realtà, devo partire dal dolore, dalla sofferenza della gente. È quella “la pupilla di Dio” da cui guardare il mondo. Lì Dio riesco a sentirlo; altrimenti mi appare lontano, irraggiungibile, incomprensibile e incomunicabile.

Dopo essere stato in uno dei luoghi simbolo delle torture e degli eccidi, la prigione di Tuong Sleng, in Cambogia, mi sono detto: “Caro George, la tua vita non può essere più quella di prima”. Quel giorno di maggio 2023, si è come fermata, ha fatto una svolta, ed ha ripreso in un’altra direzione. Per capire questa umanità che versa in condizioni gravi, dobbiamo ripartire guardandola con gli occhi di chi soffre, o da chi ha patito, come a Tuong Sleng, sofferenze inenarrabili e una morte ingiusta. Perchè lì è la chiave di lettura, anche per questo Natale 2023.

Oggi quell’esperienza significa per me vedere le auto da milioni di dollari di Bangkok con gli occhi della gente che non arriva a fine mese e vive in mezzo alla spazzatura ed allo sterco di mucca; oppure vedere il telefonino che vorrei comprare con gli occhi dei bambini di Ei Inne in Myanmar, che hanno la pancia vuota e a scuola non hanno le sedie ed i tavoli dove studiare.

Un giorno Chiara Lubich disse che quell’uomo crocifisso che gridava: “Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?” era come la pupilla di Dio che guarda tutta l’umanità; ecco, dopo quest’anno, posso dire che ho capito la parole di Chiara, perchè le ho incontrate e mi hanno percosso almeno un po’.

Anche vivere a Bangkok, dove le Bentley e le Porsche ti passano accanto, non mi pesa più. Sono gli occhi della mia anima, che non le vedono; a me interessa “tutto ciò che non è pace, bello amabile e sereno”, perchè è da lì che si vede la realtà, quella non falsata, quella vera. Ed essere felice in questa realtà. Questo è il mondo che amo, che visito e che voglio guardare. Allora si può vivere da qualsiasi parte di questa terra, perchè non manca mai il dolore.

Penso che i cristiani dovrebbero essere gente che porta l’amore con la propria vita. Infatti san Paolo, se non erro, ha scritto l’inno all’amore. I cristiani dovrebbero essere questo inno vivo, in questo Natale 2023.

Buon Natale, carissimi lettori di Città nuova: cercate di portare calore, gioia di vivere e speranza nelle vostre famiglie, nelle strade, nei supermercati, ovunque. E quell’amore arriverà fino a questa parte del mondo, in mezzo ai profughi del Myanmar, alle baraccopoli, oppure a chi soffre per la bomba lanciata a Mindanao, nelle Filippine, durante la Messa, la settimana scorsa.

Il mondo ha bisogno di pace e di pane, ma anche di gente che sappia dire: “Non ho bisogno di questa cosa, posso farne a meno, non la compro”.

Tra pochi giorni partirò ancora una volta per Mae Sot, qui in Thailandia, con degli amici che arriveranno da Singapore: sarà la prima volta per loro di vivere un Natale in mezzo alla povertà, alla miseria di chi scappa dalla guerra. Quello sarà il mio vero Natale, perchè quella è la mia gente ed è un dono andare tra loro.

La vita: “un atto d’amore disteso nel tempo”, come amava descriverla Chiara Lubich. E saremo giudicati proprio sull’amore che avremo donato attorno a noi, ovunque ci troviamo.

 

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