È nata una nuova specie
Gli sceneggiatori di Hollywood sono in sciopero: bloccano la produzione di nuovi film, programmi e serie TV. Tra le ragioni della protesta, per la prima volta compare la paura dell’Intelligenza Artificiale (IA).
La “macchina dei sogni” (così è chiamata l’industria dei film) è fondamentalmente basata su storie. Solo che oggi abbiamo improvvisamente scoperto che l’IA è in grado di scrivere storie da sola, a costo zero, senza bisogno degli sceneggiatori umani. I quali, infatti, scioperano perché vogliono impedire per legge ai produttori l’utilizzo di storie scritte dalle macchine.
La stessa paura comincia a serpeggiare anche in molte altre categorie professionali, che vedono con ansia crescente la possibilità di essere licenziati a favore di programmi e algoritmi informatici sempre più potenti e flessibili.
Dunque il confronto dell’umanità con le macchine ha fatto un salto di qualità. Finora a mettere in evidenza vantaggi e rischi di questa “novità” erano stati soprattutto gli addetti ai lavori, i tecnologi, gli scienziati. Ora iniziano a parlare, con toni preoccupati, anche filosofi, giornalisti, docenti e… gente comune.
Il motivo principale è la velocità con cui il processo si sta imponendo. Tutti pensavano che il problema sarebbe diventato serio tra 20 o 30 anni. Invece la novità di ChatGPT ha fatto saltare il banco. Avete provato l’effetto intrigante che si prova quando si parla per la prima volta con questo simulatore di conversazione? O la facilità con cui potete creare foto fantastiche e originali con il software Dell-E?
È la cosiddetta IA generativa, capace di partorire testi, immagini, suoni indistinguibili (o quasi) da quelli prodotti dagli umani. Soprattutto testi. Come ha sottolineato lo storico e tecnologo Yuval Harari, per la prima volta nella storia una tecnologia è capace di generare e raccontare storie. Non era questa una delle caratteristiche esclusive della razza umana? Generare storie significa poter creare nuovo linguaggio, nuova immaginazione, nuovi sogni, nuovi valori etici! Il caos cognitivo e sociale ci aspetta dietro l’angolo?
C’è un’altra caratteristica particolare delle macchine di IA: mentre noi umani siamo tutti distinti, separati, pensiamo ognuno in modo diverso, con sentimenti e fragilità volubili, , le macchine possono collegarsi in modo da formare un’unica mente, stabile, compatta. Ogni informazione acquisita da una macchina, infatti, può subito essere messa in comune con le altre, in un crescendo che rapidamente supererà la capacità di elaborazione della mente umana. Già oggi queste macchine sono in grado di “migliorare” il codice che le governa, cioè di evolvere indipendentemente dal nostro controllo.
È come se fosse nata una nuova specie, fatta di macchine e robot connessi tra loro, non coscienti, ma comunque in grado di prendere decisioni sulla base di algoritmi complessi e… incomprensibili per noi umani. Si, perché non dimentichiamo che le macchine non si rendono conto di quello che fanno, non hanno compassione o misericordia, non capiscono cosa significa, per esempio, “gruppo sociale svantaggiato”.
A questo punto che fine farà la cultura, saremo costretti a delegarla alle macchine? E la IA diventerà un oracolo a cui noi umani, sempre più passivi e disorientati, chiediamo informazioni e aiuto, affidiamo decisioni, deleghiamo la preparazione delle leggi?
Senza dimenticare la possibilità che i pochi padroni delle macchine di IA le spingano a combattersi l’un l’altra per la supremazia mondiale.
Naturalmente, come ci assicurano gli esperti, c’è anche il modo per usare bene l’IA a favore dell’umanità, per il bene comune. Servono però un’opinione pubblica informata, regole per le aziende costruttrici, politica all’altezza della situazione. Per fortuna l’Unione Europea sta facendo da battistrada nel mondo nella riflessione e regolamentazione di questi temi.
Come andrà a finire, hanno ragione i catastrofisti o i tecno-entusiasti? La razza umana si avvia al tramonto? Come cambierà la nostra concezione dell’umano? Nessuno lo sa. Meglio non fare troppe previsioni, meglio essere attenti e impegnati oggi su questo tema.
«Eventi imprevisti, inaspettati, ritenuti improbabili prima che si verifichino, incidono sul corso della storia e smentiscono regolarmente gli scenari, le anticipazioni del futuro, che fabbrichiamo (e non possiamo evitare di fabbricare) nel tentativo di disporre di bussole, di mezzi di orientamento» (Angelo Panebianco – Corriere della Sera – 4/5/2023).
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