Napolitano, via al secondo mandato
Le ragioni di una scelta Napolitano inizia il suo discorso esprimendo gratitudine per la rinnovata fiducia, e in particolare dimostrando apprezzamento per quella dimostrata nei suoi confronti «da tanti nuovi eletti in Parlamento che appartengono ad una generazione così distante, e non solo anagraficamente» dalla sua.
Ricorda le motivazioni che lo hanno indotto ad accettare il re-incarico: le ragioni «rappresentatemi – dopo l’esito nullo di cinque votazioni in quest’aula di Montecitorio, in un clima sempre più teso – dagli esponenti di un ampio arco di forze parlamentari e dalla quasi totalità dei presidenti delle Regioni». Constatato lo stallo del Parlamento, Napolitano ha spiegato come abbia «ritenuto di non poter declinare l’invito – per quanto potesse costarmi l’accoglierlo – mosso da un senso antico e radicato di identificazione con le sorti del Paese».
Sottolinea ancora il carattere di una scelta che, pur non essendo esclusa dal dettato costituzionale e quindi pienamente legittima, è pur sempre eccezionale ed emergenziale.
Passa poi a bacchettare i partiti, non solo per il dilagare della corruzione, ma anche per le risse, per l'inconcludenza sulle riforme necessarie al Paese, a partire da quella elettorale (definita «imperdonabile»), passando dalla riforma dei partiti, fino alle riforme istituzionali.
Ne propone una sommaria rassegna e ne trae le conseguenze: «Negli ultimi anni, a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica e dei partiti – che si sono intrecciate con un’acuta crisi finanziaria, con una pesante recessione, con un crescente malessere sociale – non si sono date soluzioni soddisfacenti: hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi. Ecco che cosa ha condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento».
Non mancano gli stimoli a partiti e Parlamento per «offrire, al Paese e al mondo, una testimonianza di consapevolezza e di coesione nazionale, di vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai nostri problemi: passando di qui una ritrovata fiducia in noi stessi e una rinnovata apertura di fiducia internazionale verso l’Italia».
Arriva anche un monito, con le ferme condizioni da lui poste per la sua permanenza al Quirinale: «Se mi troverò di nuovo innanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinnanzi al Paese». A buon intenditor…
E conclude, ricordando a tutti la pagina nuova che lui personalmente e anche il Parlamento sono impegnati responsabilmente a scrivere: «Inizia oggi per me questo non previsto ulteriore impegno pubblico in una fase di vita già molto avanzata; inizia per voi un lungo cammino da percorrere, con passione, con rigore, con umiltà. Non vi mancherà il mio incitamento e il mio augurio».
I commenti dei partiti Le reazioni dei partiti al discorso di Giorgio Napolitano fotografano la situazione di un Parlamento diviso in tre blocchi: plauso incondizionato dal Pdl, apprezzamento con qualche distinguo da parte del Pd, freddezza dal M5S.
Per Berlusconi si è trattato «del discorso più straordinario che io abbia mai sentito nella mia vita politica, da meditare». Per Maroni: «Bene Napolitano. Governo subito o tutti a casa. Il presidente esprime l'orgoglio della politica e il coraggio di decisioni difficili».
Per Casini: «Ha messo tutti davanti alle proprie responsabilità; mai si è vista tanta forza morale, incisività e correttezza istituzionale».
Per Bersani: «Ha detto quel che doveva dire, con un discorso di una efficacia eccezionale», e per Enrico Letta: «Dopo un discorso simile c'è solo da agire, senza perder tempo, senza spirito di fazione e pensando solo ai problemi del Paese».
Per il capogruppo di Sel alla Camera Gennaro Migliore: «Un governo di larghe intese non avrà la nostra fiducia ma voteremo i singoli provvedimenti che ci troveranno d'accordo».
Per i capigruppo Lombardi e Crimi del M5S (i cui rappresentanti sono rimasti in piedi, ma senza applaudire): «Quello del presidente Napolitano è stato un discorso politico, in barba al ruolo di garanzia che un capo dello Stato dovrebbe mantenere».
I commenti sul web «Napolitano Reloaded», posta sul suo blog Beppe Grillo, che riporta citazioni dello stesso capo dello Stato del marzo scorso: «Dopo sette anni sto finendo il mio mandato in modo surreale, trovandomi oggetto di assurde reazioni di sospetto e dietrologie incomprensibili, tra il geniale e il demente».
E su Twitter scrive Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della sera: «Un grande e sonoro schiaffo all'inconcludenza dei partiti e della politica». E Gianni Riotta, editorialista de La Stampa: «La commozione frequente del presidente Napolitano durante il suo discorso prova la sua mancanza di cinismo e la gravità del momento». E il segretario della Cisl Raffaele Bonanni: «Adesso bisogna fare subito il governo, riconciliando il Paese. Lavoratori e famiglie aspettano soccorsi».
Ma il commento più stentoreo è quello di un giovane (con tanto di firma e foto, ma sconosciuto ai più): «Un gigante che parla davanti a troppi nani. Grazie presidente».