Napolitano pungola i partiti

La scelta dei prossimi deputati da parte dei cittadini deve avvenire con una differente modalità:  il Capo dello Stato lo considera «un impegno ineludibile» e richiama la classe politica ad agire in fretta
Napolitano a Pesaro

Non vorremmo che alla miopia sia sopraggiunta la sordità. Già in crisi di autorevolezza e di rappresentanza, i partiti politici sembrano affetti anche da quelle due patologie che li rendono ancora più distanti dalle aspettative dei cittadini. Lunedì a Milano il presidente Napolitano è tornato a sollecitare le forze parlamentari in modo che in tempi rapidi varino la riforma della legge elettorale. «Un impegno ineludibile», l’ha definito.
 
Lo scorso 8 maggio il presidente della Repubblica aveva già pungolato gli esponenti dei partiti ad impegnarsi in tempi rapidi su due riforme «indifferibili», quella della legge elettorale e una che, tenuto conto della grave crisi, riduca i non più difendibili costi della politica. Anche nei mesi precedenti non sono mancati richiami da parte del Quirinale.
 
Eppure i partiti non sono stati capaci di raccogliere l’appello, né di recepire gli umori e le istanze dei cittadini, che da tempo fanno presente che con la legge in vigore non andranno a votare. Non c’entra l’antipolitica, è solo questione di buonsenso. È un’opportunità che gli elettori offrono alle forze politiche per recuperare credibilità, per rimontare quella sfiducia verso i partiti che ormai appare totale.
 
L’inatteso colpo di reni, ricorderete, sembrò arrivare con le dichiarazioni di Alfano, Bersani e Casini riguardo ad una proposta condivisa di riforma elettorale, ma il cui testo non è mai stato diffuso. Invece di correre speditamente fu dichiarato che era doveroso attendere i risultati delle consultazioni amministrative.
 
Miopia, dunque, perché – con i nuovi rapporti di forza che gli imminenti ballottaggi in varie città contribuiranno a definire – i partiti intendono proporre soluzioni tecniche che li avvantaggino senza guardare al bene del Paese, ovvero a quella ricerca di maggiore rappresentatività, con la scelta dei candidati da parte dei cittadini, e di maggiore governabilità, come anche il Movimento politico per l’unità ha fatto presente nel convegno alla Camera del 22 marzo scorso e continua a proporre con la campagna nazionale “EleggiAMO l’Italia”, pungolando i parlamentari di tutti i partiti.
 
«La modifica della legge elettorale è un impegno da tutti considerato assolutamente ineludibile». Avranno registrato, i partiti, queste parole milanesi di Napolitano? Dalle reazioni sembra proprio di no. Certo, le Borse perdevano, il differenziale tra i rendimenti (lo spread) dei titoli tedeschi e quelli italiani s’impennava, e poi le vicende della Grecia, la sconfitta elettorale della Merkel, i primi passi di Hollande: quante emergenze, quanti fronti più importanti di una qualche bozza di riforma della legge elettorale.
 
Ecco il punto: i partiti non hanno il coraggio di darsi priorità effettive, né la forza di scegliere. I movimentisti e le liste civiche sembrano non dire loro proprio nulla. Si registra «un’inerzia e un’impotenza», come sottolineano alcuni osservatori, che preoccupano. Cresce allora la responsabilità della società civile, che deve accentuare la pressione. Attenda pure il risultato dei ballottaggi amministrativi del prossimo fine settimana. Ma poi proceda nel dare l’apporto determinante per rinsanguare politica e democrazia.
 

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