Napolitano: allarmante degenerazione

Il richiamo del presidente della Repubblica richiede spazi di dialogo e di confronto non solo in politica, ma per tutta la società civile
Giorgio Napolitano

«Squadristi!» è stato il termine con cui i sostenitori di Gianfranco Fini hanno indicato il possibile intervento di pullman di provocatori al convegno di Mirabello, a Ferrara, dove si è tenuto a battesimo il nuovo raggruppamento di «Futuro e Libertà». Le elezioni sembrano avvicinarsi e il confronto si presenta sempre più difficile tra insulti e aggressioni verbali a cui man mano ci si può assuefare, come ha fatto notare recentemente Claudio Magris.

 

Lo stesso riferimento alle squadre d’azione fasciste è stato rivolto dal moderatore del dibattito previsto a Torino, durante la festa nazionale del Partito democratico, con la presenza del presidente del Senato, Renato Schifani. Una quarantina di militanti del cosiddetto “popolo viola” ha cercato, infatti, di rompere i cordoni del servizio d’ordine del Pd per contestare alla seconda carica dello Stato il coinvolgimento diretto con pratiche mafiose. Evidente la polemica diretta dei contestatori nei confronti del maggior partito d’opposizione, accusato di mancanza di grinta e decisione. Ma la questione centrale rimane la possibilità di conservare, ancora, spazi di dialogo e confronto serio tra le parti politiche.

 

Napolitano si è fatto subito sentire. Puntuale è arrivata la nota del presidente della Repubblica che ha  ribadito la necessità di salvaguardare l’inconfutabile libertà di parola e di opinione: «Il tentativo di impedire con intimidatorie gazzarre il libero svolgimento di manifestazioni e discorsi politici e’ un segno dell’allarmante degenerazione che caratterizza i comportamenti di gruppi sia pur minoritari incapaci di rispettare il principio del libero e democratico confronto e di riconoscere nel Parlamento e nella stessa magistratura le istituzioni cui e’ affidata nel sistema democratico ogni chiarificazione e ricerca di verità».

 

Ovviamente il valore dell’affermazione del Quirinale è da interpretare, a maggior ragione, quando siano gruppi e organizzazioni non minoritarie ad impedire il libero confronto democratico.  In questo senso, come alcuni hanno osservato, nell’ambito del dibattito, non sarebbe mancata l’occasione per porre pacate domande sul merito alla persona chiamata a ricoprire una così alta carica istituzionale. Lasciando ogni compito di indagine all’azione dei giudici. Occorrono luoghi di confronto e dialogo vero, nel Parlamento come nella società.

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