“Napolinegra”, intervista all’autore Vincenzo Sbrizzi

Vincenzo Sbrizzi, Premio Giancarlo Siani 2022 col libro Napolinegra, Edizioni IOD, sarà a Procida sabato 11 per parlare, nella Biblioteca Comunale Don Michele Ambrosino, nell’anno di Procida Capitale Italiana della cultura, di accoglienza e integrazione a Napoli, città che ha accolto in questi anni una schiera numerosa di uomini e donne che sono scappati dalla guerra e dalla fame. Gli abbiamo rivolto alcune domande
Migranti al porto di Napoli, sulla nave Gregoretti. Foto: LaPresse/Marco Cantile

Napolinegra, un libro sulla negritudine napoletana? La parola “negro” era stata bandita perché ritenuta offensiva, ma tu la ripresenti con incisività nel titolo del tuo libro. Perché?Associo volontariamente la parola negra a Napoli proprio per dimostrare l’assurdità di tutta la retorica che ruota intorno ai migranti. Per anni, e ancora oggi, negro viene considerato un sinonimo di irregolare, illegale, sporco. Gli stessi aggettivi che sono stati affibbiati spesso anche alla città di Napoli. Eppure, Napoli, con le sue qualità e contraddizioni, è stata capace di dare accoglienza a queste persone. A questo punto chiamateci tutti negri, è un motivo per andarne fieri se un certo modo di pensare produce anche delle differenze di trattamento nella vita di tutti i giorni tra le persone solo per il colore della pelle. 

Cosa ha lasciato in te l’incontro con i numerosi personaggi di cui ci parli nel libro?
Io sono convinto che i protagonisti del libro mi abbiano fatto un dono. Raccontare a un estraneo qualcosa di così intimo, come le sofferenze provocate dal viaggio, le torture subite, le persone che hanno lasciato indietro in patria e le loro speranze per il futuro, non si può definire in un altro modo. Di loro porto sempre con me la grande forza, un esempio di come si affrontano le vere difficoltà della vita.

Sei stato premiato nel nome di Giancarlo Siani. Quali sentimenti hai provato nel ricevere il Premio?
Io sono di Torre Annunziata e fare il giornalista in questa città significa necessariamente essere associato a Giancarlo. Se vogliono farti un complimento ti dicono “ah vuoi diventare come Siani”. Se invece vogliono minacciarti ti dicono “vedi di non fare la fine di Siani”. Per me è stato un orgoglio enorme vedere il mio lavoro associato al nome di una persona che per me è un esempio di passione e professionalità. 

La tua esperienza di giornalista e scrittore giovane potrebbe essere di stimolo per tanti ragazzi e ragazze di oggi che vorrebbero scrivere. Cosa diresti loro?
Direi loro prima di tutto di non mollare. È una strada lunga e con tanti ostacoli. Allo stesso tempo però dico anche che se riusciranno a farsi guidare sempre dalla passione di raccontare il mondo che gli gira intorno, con curiosità e onestà, non ci sarà nulla che potrà fermarli.

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