Il Napoli Teatro Festival, per ripartire
Lo slogan di questa tredicesima edizione è indicativo di quanto sia necessario in qualche modo ripartire: “Il teatro rinasce con te”. È il messaggio lanciato dal Napoli Teatro Festival Italia. Pur con la consapevolezza delle enormi difficoltà che la pandemia ha generato in tutti i comparti dello spettacolo dal vivo, Ruggero Cappuccio, al suo quarto anno di direzione artistica, dà un segnale forte di ripartenza per ridare un pur minimo ma significativo slancio al settore, agli attori e al pubblico per ritrovare quelle emozioni che solo la scena dal vivo può regalare. Modificato in parte il programma previsto per l’edizione 2020 (il festival solitamente si svolge a giugno), Cappuccio lo ha ripensato per luglio − e con un’appendice in autunno con artisti internazionali come Dimitris Papaioannou, Ramzi Choukair, Jan Fabre e Sulayman Al-Bassam −, rimodulando gli spettacoli con le previste limitazioni degli allestimenti.
130 gli eventi per un mese di programmazione (dall’1 al 31 luglio) suddivisi in 10 sezioni, con 34 spettacoli di prosa nazionale, di cui 28 prime assolute. Le rappresentazioni si svolgono tutte all’aperto dislocate in diverse location della città: dal Cortile d’onore di Palazzo Reale, alla Reggia di Capodimonte, a Palazzo Fondi, dai cortili dei palazzi del rione Sanità al rione De Gasperi, alla spiaggia delle Monache a Posillipo, e con una estensione alla Campania che va dal cortile del Duomo di Salerno al Teatro Naturale di Pietralcina, dall’Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere, al complesso monumentale di Santa Chiara a Solofra. Nel ventaglio di proposte molto eterogeneo, troviamo nomi di richiamo come Alessio Boni e Marcello Prayer, Vinicio Marchioni, Silvio Orlando, Lina Sastri, Mariano Rigillo, Pippo Delbono, Lino Musella, Mariangela D’Abbraccio, Arturo Cirillo, Chiara Guidi, Valentina Picello, le compagnie Anagoor, Carrozzeria Orfeo e molti altri fra interpreti e registi.
Da segnalare, dall’1 al 15 luglio, il progetto Rua Catalana – nuovo teatro catalano a Napoli, che intensifica la relazione già esistente tra la nuova drammaturgia catalana e le compagnie teatrali italiane, portando in scena tre testi di autori contemporanei − andati in scena con successo a Barcellona negli ultimi anni − riambientati a Napoli negli adattamenti e traduzione di Enrico Ianniello: Il prestito di Jordi Galcerán con la regia di Rosario Sparno, Fémmene comme a me di Pau Miró e regia di Roberto Solofria (7 e 8 luglio), e Plastilina scritto da Marta Buchaca (il 14 e 15). In quest’ultimo l’autrice, ispirandosi a un fatto realmente accaduto, racconta il cinismo di una generazione che trova complicità e protezione negli adulti, cercando di capire la violenza dei giovani e che cosa la provoca, senza alcuna assoluzione né per i padri, né per i figli.
Sarà intrigante il testo di Antonio Piccolo e regia di Lino Musella, Troia City, la verità sul caso Aléxandros (7 e 8 luglio) liberamente ispirato ai frammenti dell’Aléxandros, opera di Euripide giuntaci incompleta, sorta di “prequel” della guerra di Troia. Un vero e proprio giallo che racconta di un investigatore il quale, sulle tracce di una tragedia perduta, compie un’indagine per metterne insieme i pezzi, fare luce sui vuoti, ricostruirne la vicenda e i personaggi. Chi sarà mai questo Alessandro? Un semplice pastore, forse, eppure molto di più: il protagonista di un mito profondo e affascinante, esplorato ripetutamente dagli autori antichi, ma quasi del tutto ignorato oggi.
Comporterà riflessioni di carattere sociale la messinscena di The red lion di Patrick Marber, con Nello Mascia, Andrea Renzi, Lorenzo Scalzo e la regia di Marcello Cotugno (15 e 16 luglio). Il testo analizza con ironia e spietatezza il mondo pieno di contraddizioni e ambizioni del calcio dilettantistico, illuminato/oscurato dalla chimera del salto di categoria. Il regista riambienta la vicenda nella provincia campana: in scena, con una giovane promessa del calcio, l’allenatore e l’anziano factotum della squadra che lottano per trarre profitto dalle capacità del ragazzo.
A omaggiare, il 16 luglio, il poeta Cesare Pavese con il titolo L’estate perduta, sarà un quartetto d’interpreti: Alessio Boni e Marcello Prayer, insieme a Francesco Forni e Roberto Aldorasi, che così descrivono la loro ballata: “La vita e l’anima di Pavese in un racconto a due voci e due strumenti, margini di una ferita tra infanzia ed età adulta, città e campagna, desiderio e incapacità di essere amati, solitudine individuale e impegno civile, estasi e realtà, mito e Storia. Giostra di contrari in un giorno di festa, ballata di speranze memorie amori e delusioni, viaggi del cuore e del pensiero che si sovrappongono, tra l’Italia del secondo dopoguerra e l’America mitica e senza tempo che Pavese non visitò mai se non nei libri che amò e tradusse”.