Napoli ricomincia da 3: campione d’Italia, dopo 33 anni

Il Napoli vince con cinque giornate d'anticipo, dopo 33 anni, il suo terzo scudetto nella Seria A di calcio ed è di nuovo campione d’Italia: festa in città e nel mondo
Napoli campione
Napoli, 4 Maggio, 2023, Maxischermo allo stadio Diego Armando Maradona per Udinese-Napoli, tifosi Napoli festeggiano la vittoria del terzo scudetto (Foto Alessandro Garofalo/LaPresse)

«Sarò con te… e tu non devi mollare, abbiamo un sogno nel cuore: Napoli torna campione!».

L’hanno cantata per anni, ma mai come quest’anno, i napoletani di tutto il mondo e tanti simpatizzanti sportivi dei tanti sud di ogni angolo remoto. Perché stavolta è diverso, finalmente: la squadra partenopea si laurea campione d’Italia, aggiudicandosi la Serie A di calcio con cinque gare d’anticipo sulla fine regolare del torneo. «Ma questo è un punto di partenza, non un punto di arrivo», ha dichiarato il presidente Aurelio De Laurentiis subito dopo il fischio di fine di Udinese-Napoli che, con il pareggio, porta alla vittoria matematica del Napoli. De Laurentiis, quindi, senza quasi godersi la festa, sembra volere già ripartire da qui: dallo scudetto che mancava da 33 anni alla città di Napoli. E subito dopo il terzo scudetto afferma – citando il celebre film di Massimo Troisi tanto caro ai napoletani – «Lo stesso Troisi ha detto ‘Ricomincio da 3’ e da qui si ricomincia».

Dalle ceneri all’Europa
De Laurentiis ricomincia da tre perché da zero, con il Napoli, aveva cominciato nel 2004 quando, come lo stesso avrebbe poi ricordato, al Napoli «non c’erano nemmeno palloni e magliette». La strada per il successo della sua squadra non è, infatti, sempre stata rose e fiori o, meglio, non lo è quasi mai stata, proprio come quella della sua città. Nel 2004, infatti, il Napoli era fallito ed è proprio De Laurentiis a prendere il club dalle ceneri per farlo rinascere. Il 6 settembre 2004 iscrive in Serie C1 il Napoli Soccer e nello stesso anno i napoletani si giocano già la promozione in B in un derby contro l’Avellino in cui, però, questi ultimi hanno la meglio. Un’immensa delusione per il popolo del Vesuvio che, però, trova la forza di non abbattersi e ci riprova l’anno dopo, quando ottiene la promozione in Serie B. Nella stagione 2006/07, gli azzurri riprendono la vecchia nomenclatura SSC Napoli e nel 2007 sono promossi nella massima serie dopo quella che De Laurentiis aveva definito «la risalita dall’inferno».

Murales delle ex e attuali star del calcio del Napoli, da sinistra, Diego Armando Maradona, Khvicha Kvaratskhelia e Victor Osimhen, nel centro di Napoli (AP Photo/Andrew Medichini) Associated Press/LaPresse

Con l’approdo in Serie A, il Napoli può permettersi anche investimenti importanti per dei calciatori destinati a segnare un’epoca in azzurro. Dopo una prima stagione da sogno ma senza grandi risultati, il Napoli continua la sua ascesa e, con l’arrivo di Walter Mazzarri, ma soprattutto di campioni come Cavani, Lavezzi e Hamsik, arrivano anche le prime soddisfazioni tanto in campo europeo – con Europa League e poi Champions League – tanto in campo italiano con il primo successo del Napoli in Coppa Italia nella stagione 2011/12 contro una Juventus neo campione d’Italia e imbattuta in campionato. Dopo l’approdo in Serie A è tutto un crescendo per il Napoli che, l’anno dopo la Coppa Italia, arriva seconda in campionato e comincia a formare calciatori dal cuore partenopeo come Lorenzo Insigne. Con il passaggio da Mazzarri a Benitez arrivano poi anche calciatori già affermati, come il terzetto Raul Albiol, José Callejon e Gonzalo Higuain direttamente dal Real Madrid, che porteranno la squadra alla vittoria della Coppa Italia e della Supercoppa.

Dopo Benitez, De Laurentiis decide di affidarsi a Maurizio Sarri, che portea gli azzurri a diventare un modello in tutta Europa e Higuain al record di maggior numero di gol in un campionato di Serie A con ben 36 reti. Di fatto però, le stagioni con il tecnico toscano non riescono a ribaltare del tutto il dominio della Juventus da nove scudetti consecutivi. De Laurentiis ci riprova, quindi con il grande Carlo Ancelotti prima e con l’allievo Gattuso poi ma entrambi, dopo una prima stagione incoraggiante (con Gattuso arriva anche la terza Coppa Italia dell’era De Laurentiis), vivono troppi bassi nelle loro rispettive seconde stagioni, anche per intemperanze dei senatori di uno spogliatoio non sempre ben allineato.

Dalla morte di Maradona alla rinascita di Spalletti

Da sinistra l’allenatore della Ssc Napoli, Luciano Spalletti, accanto al presidente Aurelio De Laurentiis (Foto Alessandro Garofalo/LaPresse)

La seconda stagione di Gattuso, già non proprio al top, tocca il fondo con la morte dell’eroe di tutti i tempi per ogni napoletano: Diego Armando Maradona. Da questa triste perdita, dal covid, dalle mascherine, dallo stadio vuoto il Napoli deve trovare la forza di risollevarsi ed è qui che arriva Luciano Spalletti. Nel gennaio 2021, infatti, De Laurentiis decide di affidare la panchina del Napoli a Spalletti preferendolo a Massimiliano Allegri ma, dopo un avvio di campionato che avvicina gli azzurri alla vittoria del campionato nella prima parte di stagione grazie anche al neoarrivato bomber nigeriano, Victor Osimhen, in primavera la sconfitta contro la Fiorentina e il pareggio contro la Roma avevano messo fuori corsa il Napoli nella lotta scudetto, prima di arrivare al ko definitivo contro l’Empoli. Quando però la stagione sembrava completamente andata e si pensava addirittura all’esonero di Spalletti, il tecnico riesce a tenere in mano le redini della propria squadra e porta a casa 12 punti nelle ultime quattro partite.

Luciano Spalletti (Foto Andrea Bressanutti/LaPresse)

Dopo il finale di stagione che vale l’approdo in Champions League, Spalletti deve però fare i conti con un calciomercato durissimo che porta via dal Napoli Ghoulam, Ospina e Fabián Ruiz, soprattutto saluta uomini cardine come il capitano del Senegal campione d’Africa Kalidou Koulibaly, il capitano Insigne ed il totem cannoniere storico Dries Mertens. Sembra la fine per il Napoli, ma il tecnico del Napoli riesce a valorizzare moltissimi giocatori e a renderli tra i calciatori più forti del campionato. È questo quello che fa con Kvaratskhelia, Lobotka, Kim, diventati in pochi mesi giocatori di classe mondiale ad accompagnare un bomber Osimhen sempre più straripante: è suo infatti, il goal contro l’Udinese riporta uno scudetto ai piedi del Vesuvio. Sempre troppo in ritardo per una città che, abbandonata la proverbiale scaramanzia, festeggiava già da tempo una strameritata vittoria che, con una stagione perfetta come quella appena trascorsa per il Napoli e che avevamo già annunciato sulle nostre pagine, non poteva che arrivare.

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