Napoli in Quaresima

Concerto Italiano diretto da Rinaldo Alessandrini. Roma, Accademia Filarmonica Romana. Lo struggimento sobrio dello Stabat Mater di Domenico Scarlatti ci trasfonde un sentimento di riposo. Il dolore è come purificato sul nascere da una musica che del barocco conosce la fantasia, i ritmi scattanti e le pause mistiche: qui non c’è alcuna forzatura. Strumentisti e solisti del Concerto Italiano vivono lo spirito delle partiture con tale finezza che esse raggiungono, anche in una sala da concerto, il loro scopo: la preghiera in bellezza. Non stupisce in una civiltà altissima, quella napoletana, che anche in Quaresima sapeva unire dolcezza, cantabilità a meditazione. Oggi, purtroppo, questo repertorio sacro così universale è troppo spesso escluso dai concerti delle grandi sale, quasi che la musica fosse solo romanticismo, postromanticismo o certo Settecento… (ma la Filarmonica, per fortuna, rimedia). Riandando allo Stabat, la memoria risente le opere omonime di Pergolesi Rossini e Verdi – per restare in Italia -, con l’impressione che qui ci sia la madre di ogni altro sviluppo, tanta è la semplicità sublime dell’esito poetico. Ecco poi tre Responsoria del principe- musicista Gesualdo da Venosa, ove la polifonia tardocinquecentesca crea in noi armonie quanto mai attuali; e le Lamentationes di Fabrizio Dentice, il Miserere di Francesco Durante: quest’ultimo, brano in cui sei voci (memorabile il basso) e il continuo alleggeriscono il pathos in un sentimento corale di pietà misurata. È appunto la misura che stupisce in queste composizioni: emozione e armonia, voci e strumenti si intrecciano e si distinguono con mirabile chiarezza e precisione. La dolcezza meditativa napoletana ne esce senza languori. Grazie al Concerto Italiano. Successo vivissimo. COMPLEANNO DI MOZART A ROMA Università, Concerti Iuc, Aula Magna. Forum Austriaco di Cultura. Calogero Palermo, primo clarinetto dell’Opera, è solista di gran pregio. Chi lo ascolti nel Concerto per clarinetto e orchestra K 622, specie nell’Adagio sospiroso, accompagnato in pianissimo dall’Orchestra Sinfonica Abruzzese diretta da Vittorio Antonellini alla Iuc, ne apprezza il suono vellutato, la cantabilità flessuosa, il ritmo vivace. Ci consegna il Mozart degli ultimi mesi prima della morte, sorprendentemente con l’animo già nella dimensione del Cielo. Al Forum Austriaco, l’Aron Quartett – solisti eccezionali – esegue con Palermo il Quintetto in la magg. K 581, un prodigio di levità che lascia sbalorditi. Anche perché l’intesa nel gruppo è perfetta: naturalezza, perfezione, gioia stanno insieme: come succede quando si ama far musica. Sala strapiena. Entusiasmo.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons