Nadine Gordimer, una vita contro l’apartheid
In una manciata di mesi, dopo Nelson Mandela abbiamo perso anche Nadine Gordimer: due persone rare, di quelle che quando se ne vanno l’umanità si sente spaesata. «Il sacrificio è l’autorità morale più forte», scriveva Nadine, dischiudendo il segreto dell’indiscussa autorità morale dell’amico Madiba. Ma in un certo senso era anche il suo segreto: perché la sua presenza, di donna e letterata, sempre a supporto della lotta contro l’apartheid è stata fonte di ispirazione per molti.
La Gordimer ha terminato la sua vita terrena il 13 luglio, a 90 anni, dopo una lunga e serena lotta contro la malattia – il cancro al pancreas. Si è spenta proprio nella casa che aveva dato a Mandela e De Klerk per negoziare il post-apartheid, quando il leader sudafricano era stato liberato dopo 27 anni di prigionia.
Nata da genitori ebrei nel 1923 in un centro minerario nell’area urbana di Johannesburg, riceve un’educazione cattolica, ma lei poi si dichiara sempre non credente. Si dedica alla scrittura fin da bambina, comincia a scrivere quando ha appena nove o dieci anni, e già si sente di farlo come «un atto senza responsabilità».
Questo forte senso morale dell’attività artistica accompagnerà tutta la vita, e nelle opere della maturità affronterà con lucidità, senza cedere a sentimentalismi, le tensioni morali e psicologiche dovute alla segregazione razziale che allora flagella la sua patria. La sua vita è rasserenata dal secondo matrimonio, quel «meraviglioso matrimonio» – come lei stessa lo chiamò – iniziato nel 1954 quando sposò il commerciante d’arte Reinhold Cassirer: una felice condivisione che dura fino alla morte di lui, nel 2001.
In quanto scrittrice era cosciente del contributo che poteva dare alla società, soprattutto rispetto al mondo del giornalismo e dell’informazione spiccia: «È vero – disse in un’intervista – che siamo bombardati dalle informazioni e le informazioni non sono la conoscenza, sono una collezione superficiale di fatti e dobbiamo guardare alla letteratura, agli scrittori per avere un'interpretazione dei fatti, per capire ciò che ha preceduto e seguito i fatti».
La sua attività letteraria riceverà molti riconoscimenti: il Booker Prize nel 1974, il Nobel per la Letteratura nel 1991, il Grinzane Cavour nel 2007.
Riguardo al Sudafrica odierno del dopo Mandela, dominato dall’arrivismo e dalla corruzione, non si fa grandi illusioni: «Allora eravamo troppo indaffarati ad eliminare il regime dell’apartheid, e pensavamo che una volta liberi tutto sarebbe stato facile. Eravamo ingenui e non ci concentrammo sul futuro, sui problemi in arrivo e su come ricostruire il Paese». E su Madiba, dice: «Lo hanno tradito. Però il suo spirito resterà con noi, e ci aiuterà a superare le difficili sfide che ci aspettano». Anche lo spirito di Nadine resterà con noi. E anche i suoi preziosi romanzi e racconti.