Mystic River
Sean, Jimmy e Dave erano bambini quando uno di loro, Dave, venne rapito da due pedofili davanti agli occhi degli amici. Dopo quattro giorni riuscì a fuggire, ma quell’episodio segnò per sempre la sua vita e quella dei suoi amici. Molti anni dopo i tre si ritrovano di nuovo, anche questa volta per un evento tragico: l’assassinio della primogenita di Sean. Jimmy è uno dei poliziotti incaricati delle indagini, Sean, tramite le sue amicizie nella malavita locale, inizia anche lui indagini parallele, mentre Dave dopo poco è uno dei principali sospettati. Giustizia, vendetta, colpa: ognuno dei tre personaggi sarà chiamato a confrontarsi con il proprio destino che li vedrà vittime e colpevoli allo stesso tempo. Clint Eastwood firma con Mystic River uno dei suoi migliori film, teso, asciutto, spietato. Un racconto morale che riprende, raffinandoli, i suoi classici temi: l’ineluttabilità del destino, l’impossibile mediazione tra la ricerca della giustizia e il desiderio di vendetta, l’inadeguatezza della prima ad assicurare la giusta punizione ai colpevoli e del secondo a garantire un qualsiasi riscatto morale. Mai come in questo film i canoni della poetica di Eastwood vengono denudati e mostrati in tutta la loro crudezza, non più attenuati come in passato dalle semplificazioni del genere o dalla spettacolarità dell’azione. Il regista americano tira i fili della narrazione con sapienza e una maestria che è qualcosa in più del semplice mestiere. Dirige ottimamente un magnifico cast, sfrutta al meglio la sceneggiatura che, pur con qualche leggera sbavatura e lievi cadute di tono, funziona alla perfezione e compone persino la colonna sonora. Ormai Clint Eastwood può a buon diritto definirsi uno degli ultimi “vecchi” mostri sacri del cinema americano, capace a settant’anni suonati di stupire ancora con un cinema sempre nuovo. E questo è un dono che pochi grandi registi possono dire di avere. Regia di Clint Eastwood; con Kevin Bacon, Sean Penn, Tim Robbins, Laurence Fishburne.