MyFoody: risparmi sulla spesa e non sprechi cibo
Ogni giorno si sprecano tonnellate di cibo: in casa, nei ristoranti, nei supermercati. Ogni giorno qualcuno fatica per portare un pasto in tavola per la propria famiglia. Per combattere lo spreco alimentare e contemporaneamente aiutare chi ne ha bisogno nasce MyFoody, una startup milanese entrata nel mercato nel 2015 con lo scopo di avvicinare consumatori e commercianti.
L’idea parte da quattro giovani: Francesco Giberti, Luca Masseretti, Esmeralda Colombo e Stefano Rolla, che hanno deciso di combattere, in modo nuovo e alternativo, sfruttando al massimo le tecnologie, la lotta agli sprechi. L’utilizzo è semplice, basta registrarsi al sito MyFoody oppure scaricare l’App sul proprio smartphone.
La App prevede una sezione dedicata ai commercianti che permette di inserire le offerte su cibi che si avvicinano alla data di scadenza, con difetti nella confezione o comprati in eccesso e che altrimenti andrebbero buttati, seppur ancora buoni. Qualsiasi cittadino, collegandosi alla rete e inserendo la propria posizione, potrà individuare il negozio di alimentari o supermercato più vicino, scoprire i prezzi convenienti sui prodotti e procedere all’acquisto.
Il cliente, salvando la lista di negozi preferiti, verrà inoltre aggiornato quotidianamente sulle offerte pubblicate dai commercianti, così da poter creare la propria lista della spesa sul momento, ritirare i prodotti o chiedere che gli vengano portati direttamente a casa.
Il guadagno è molteplice, per prima cosa si evita di sprecare cibo ancora commestibile, ma che i commercianti sono costretti a togliere dagli scaffali e buttare; poi la spesa verrà fatta ad un prezzo ridotto permettendo di portare in tavola cibo di qualità risparmiando; infine la startup è legata al mondo del Non Profit e per chi volesse, con i soldi risparmiati, si possono fare donazioni ad enti impegnati nella lotta contro lo spreco alimentare.
Anche i negozianti possono decidere di mettere a disposizione gratuitamente alcuni prodotti che le imprese ritirano in base ai bisogni e alle disponibilità. In questo modo, i cittadini vengono educati al riutilizzo di alimenti che da merce sprecata diventano fonte di risparmio e di guadagno.