Mutilazioni genitali femminili, la cultura può cambiare per legge?
Una delle ultime azioni del presidente uscente della Nigeria, Jonathan Goodluck, è stata l’approvazione della legge contro la FGM, la mutilazione genitale delle donne. Si stima che 125 milioni di donne in tutto il mondo abbiano subito questa pratica, diffusa in particolare in Africa. La stessa legge vieta anche che i mariti abbandonino le loro moglie senza dare loro un sopporto finanziario.
La tradizione della mutilazione genitale femminile ha più di 1.500 anni ed non è legata alla religione, come non pochi pensano, visto che è diffusa sia tra i musulmani che tra i cristiani. È invece legata piuttosto alle tradizioni locali legate alle forze della natura e alle convenzioni sociali ad esse legate, che in Nigeria sono profondamente radicate nella popolazione e spesso si mescolano con una fede particolare, anche se hanno carattere piuttosto di superstizione.
Si pensa in effetti che la bambina, una volta sottoposta a questa procedura – ci sono vari modi di praticare le mutilazioni, molto diversificate – non possa più essere presa come sposa dagli spiriti maligni e che diventerà così più docile e più buona. Sono solitamente le madri a spingere in questa direzione, perché purtroppo molte di esse sono convinte che questa pratica faccia bene alle loro figlie. Hanno inoltre il timore che, se rinunciassero a questa pratica tradizionale, loro stesse verrebbero escluse dalla comunità.
Per combattere queste pratiche, la via maestra è la formazione umana e spirituale, con maggiori conoscenze e informazioni. È un cammino perciò lento, ma le giovani generazioni stanno cercando di cambiare qualche tradizione del passato e quindi c'è da sperare per un cambiamento.
La decisione dell’ex presidente Goodluck di riconoscere la dignità della donna e di proteggerla, è stato un passo importante nello sviluppo del Paese, e il suo successore, Buhari, condivide la legge, anche perché può essergli di aiuto nella sua ricerca di riconoscimento e aiuti internazionali. Tuttavia, certamente una legge non basta per cambiare delle abitudini radicate. La vita tradizionale è ancora forte ed è spesso ben lontana dalle decisioni che può prendere un qualsiasi governo. Non tutti si sentono in effetti obbligati a rispettare le leggi dello Stato.
Si tratta quindi di creare una nuova mentalità nella società, di entrare in contatto diretto con le persone che vivono nei paesi rurali, lontani dallo sviluppo delle città, e far loro scoprire i pericoli e i danni che le donne subiscono subendo queste pratiche. Nessuno potrà mai controllare cosa succede all’interno delle famiglie in cui viene praticata la FGM; se non cambia la cultura, probabilmente la legge non riuscirà a cambiare le usanze. Bisogna investire in scuole, progetti culturali ed educativi. La donna nigeriana è forte, gestisce la sua famiglia con grande autorità e capacità di trovare soluzioni per tutto. Sa soffrire. Per questo si può sperare che leggi come queste possano alla lunga mutare la situazione. Grazie dunque a Goodluck (anche se c’è ancora molto da fare!).