Musica e natura
Chopin nel secondo Concerto per piano e orchestra è triste e settembrino, ma poi si libra nel secondo tempo maestosamente in alto fino a scorrere con assoluta libertà nell’ultimo tempo.
Antonio Pappano – siamo all’Accademia Santa Cecilia a Roma – accompagna con l’orchestra melodiosa come lui sa fare, dopo essersi presentato con le ansie delle celebre Sinfonia n. 40 di Mozart.
Suona Jan Lisiecki, 23 anni, alto e biondo, canadese di famiglia polacca. Un ragazzo tutto musica, corpo e anima. Il tocco è virile, forte ma capace di risonanze affettuose, di vibrazioni aeree. Questo giovane ha dentro di sé una purezza espressiva che tocca il cuore della musica di Chopin che è altezza, bellezza, vaghezza di infinito. Tra questi suoni così alti e profondi il pensiero mi è andato naturalmente ai monti delle Dolomiti, dove un grande violoncellista come Enrico Dindo va a suonare d’estate, all’aperto, tra spazi dove il silenzio è suono autentico, magia spontanea.
Le Dolomiti, luogo dell’anima e della nascita per me di lunghe amicizie con la natura e le persone. Una mostra romana- al Palazzo delle Esposizioni fino a settembre – le fa rivivere nelle 40 foto di Georg Tappeiner. Ma non sono foto, per me, bensì Visioni musicali. Creste spianate e pure arricciate dai venti, distese infinite di orizzonti innevati o estivi, un poema sinfonico della natura che fa comprendere come autori come Brahms o Mahler o Richard Strauss vi si rifugiassero a creare i loro capolavori.
Musica e natura, natura e musica sono sorelle, come tutte le espressioni d’arte. Sono, le note o le foto, Visioni dell’anima. Sono quel monte delle Muse, il Parnaso, dipinto da Raffaello in Vaticano, che è la dimensione della bellezza dentro ciascuno di noi. Ogni tanto, grazie al pianismo di Chopin-Lisiecki o alle immagini di Tapppeiner, ce ne accorgiamo. Ed è una meraviglia. Ci fa sentire vivi, ancora capaci, nel dis-ordine che ci circonda, di apprezzare l’armonia della creazione, uomo e natura.