Musica e diplomazia

Il "ministro degli esteri" della Chiesa ortodossa russa, Hilarion Alfeev, è un valente musicista. Intervista sulla sua arte.

43 anni, compositore apprezzato in diverse parti del mondo, studi a Oxford, Parigi e Mosca, dottore di filosofia e teologia, uno dei maggiori teologi ortodossi contemporanei, autore di decine di libri, patrologo e traduttore di testi patristici dal greco e dal siriaco. Da qualche mese, l’arcivescovo Hilarion Alfeev è a capo della diplomazia della Chiesa ortodossa russa. Lo abbiamo intervistato, alla vigilia della sua visita in Vaticano, sulla sua attività di musicista.

 

Eccellenza, fino a pochi mesi fa lei esercitava il suo ministero a Vienna, una delle città più “musicali” al mondo: Mozart, Haydn, Schubert, Brahms… È a Vienna che ha cominciato a comporre?

«La storia della mia attività di compositore è curiosa e complessa. Un giorno, infatti, ho lasciato la musica, coscientemente e – così pensavo – definitivamente. Dovevo scegliere tra Dio e la musica, e ho scelto Dio. Per undici anni avevo frequentato i corsi di violino a Mosca, poi ero entrato al conservatorio. Ma a un certo punto ho cominciato a frequentare la Chiesa. E ogni giorno che passava, mi attraeva sempre più e la musica sempre meno. Per qualche anno ho vissuto una sorta di lotta interiore: che cosa devo fare della mia vita? Ma alla fine ho capito chiaramente che ciò che volevo con tutte le forze era dare tutto me stesso a Dio e servire la Chiesa. Avevo 15 anni».

 

Entrare al conservatorio di Mosca era difficilissimo. Lei invece lo ha interrotto per seguire Dio…

«L’ho dovuto interrompere perché chiamato al servizio di leva. Ma se anche non avessi dovuto fare il militare, l’avrei lasciato per il seminario».

 

Com’era il servizio militare in epoca sovietica per un giovane che meditava di dare la sua vita a Dio?

«Non potevo dire pubblicamente di essere credente, era vietato persino portare la crocetta al collo; io me l’ero cucita dentro il colletto… Qualcuno mi aveva regalato un Vangelo piccolissimo, che potevo tenere in tasca; ma siccome capivo che prima o poi me l’avrebbero trovato, ho imparato a memoria quasi tutto il Vangelo di Giovanni. Finito il servizio di leva sono entrato in monastero, a Vilnius. E meno di un anno dopo sono diventato sacerdote. Con la musica ho tagliato, ed ero convinto che fosse per sempre. La “rinuncia al mondo” per me significava essenzialmente rinunciare alla musica. Così non ho più composto, non ho più suonato, non ho neanche più ascoltato musica».

 

Era proprio deciso…

«Avevo vent’anni e volevo essere radicale nella mia scelta. Ma, come si dice, l’uomo propone e Dio dispone».

 

E come ha disposto?

«Col passare degli anni, pian piano ho sentito che potevo permettermi qualche volta di ascoltare un po’ di musica classica. Per esempio in macchina. Ma comunque non componevo. Solo più tardi, dopo vent’anni di vita monastica, quando ero già vescovo, nel 2006 è avvenuto un fatto curioso. Mi trovavo a Mosca a un festival di musica sacra, e un coro ha eseguito una mia vecchia composizione. L’ho ascoltata avvertendo il desiderio di ricominciare a comporre. Hanno cominciato a nascermi dentro spontaneamente idee e temi musicali in tale quantità che sembrava che si fossero accumulati in me per vent’anni. Non mi era mai successo. Pensi che la Divina liturgia per coro misto l’ho composta interamente in dieci giorni! E per di più, durante un viaggio di lavoro: in aereo e nelle sale d’attesa di diversi aeroporti».

 

Aveva con sé la carta da musica?

«No, non ne avevo. Tracciavo le linee del pentagramma e poi vi scrivevo sopra le note. La musica nasce nella mente e nel cuore di chi compone. È così che ho scritto la Divina liturgia, poi la Veglia, poi la Passione secondo Matteo».

 

L’oratorio Passione secondo Matteo è da molti considerato il capolavoro di Bach. Lei con la sua opera ha voluto mettersi in competizione col grande maestro?

«Nessuna competizione. La mia idea era quella di dare alla forma classica occidentale della Passione (che, tra l’altro, esisteva già prima di Bach, ma trova in lui la più alta realizzazione) un contenuto ortodosso. Così ho utilizzato i testi liturgici ortodossi e anche la musica rimanda alle nostre funzioni».

 

Cosa pensa la Chiesa della sua attività di compositore? Alessio II era appassionato di musica classica: come valutava le sue opere?

«Il patriarca era presente alla prima esecuzione della mia Passione secondo Matteo nella grande sala del conservatorio di Mosca. Dopo il concerto mi aveva chiamato in disparte dicendomi: “Grazie per questa musica meravigliosa”. Era presente anche il metropolita Kirill, l’attuale patriarca».

 

La Passione è stata eseguita anche a Roma. Qual è stata la reazione del pubblico cattolico italiano?

«Anche a Roma il pubblico è stato calorosissimo. Quando un musicista compone, non sa mai se la sua musica sarà accolta dal pubblico, il contatto con la sala può stabilirsi facilmente, ma può anche non riuscire affatto. A Roma il contatto c’è stato, al cento per cento. E mi è sembrato che la gente abbia colto proprio ciò che volevo esprimere con la musica».

 

Quindi applausi, fiori… Non le capita di sentirsi una star?

«Sono un vescovo, sono monaco e sacerdote, uno che ha dato tutto se stesso a Dio. Così anche con la mia attività artistica e in generale creativa, che si tratti di opere musicali, di libri o di traduzioni, cerco prima di ogni altra cosa di testimoniare Cristo, di fare arrivare al cuore di ogni uomo la Parola di Dio, la sua bellezza. Questo è il primo dovere di ogni pastore».

 

Che cosa prova quando esce un suo nuovo libro, o un disco?

«Quando ricevo il libro dalla tipografia la prima cosa che mi capita è questa: lo apro a caso e immancabilmente trovo un errore di stampa che nessuno ha notato: né io, né il redattore, né chi ha corretto le bozze… Prima che uscisse il mio cd della Divina liturgia, la casa discografica mi ha chiamato dicendomi che, oltre alla mia dichiarazione in quanto compositore della musica, ne occorreva anche una dell’autore del testo. Ho fatto notare che il testo è di Giovanni Crisostomo, ma la persona al telefono insisteva che “il sig. Giovanni Crisostomo deve mettere per iscritto che rinuncia ai diritti d’autore”. Allora ho detto molto tranquillamente che il sig. Crisostomo non poteva fare questa dichiarazione, ma che garantivo io di persona che non aveva alcuna pretesa economica e che era felice che il suo testo fosse diffuso».

 

Quali i suoi prossimi progetti?

«Ho scritto un’altra opera, non ancora eseguita, una sinfonia per coro e orchestra sulle parole dei Salmi; l’ho chiamata Canto dell’elevazione. Verrà eseguita il prossimo 26 novembre. Non ho nessun altro piano musicale. Dopo avermi messo a capo del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, nel posto da lui occupato per tanti anni, il patriarca Kirill ha detto: “Adesso il vescovo Hilarion deve scrivere una sola sinfonia: quella della diplomazia ecclesiastica”. Ed è di questo che mi occupo, giorno e notte».

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