Il “Mundial” del Centenario

l presidente uruguayano Vázquez ne parlò con Blatter nel 2005. Perché non organizzare qui il Mondiale 2030, 100 anni dopo il primo?

Il presidente uruguayano Vázquez ne parlò con Blatter nel 2005. Perché non organizzare qui il Mondiale 2030, 100 anni dopo il primo? Magari insieme a un altro Paese del Mercosur. L’idea piacque e la proposta di una candidatura bi-nazionale fu approvata dalla federazione argentina. Era stato un tifoso residente in Israele, tale Abel Fialko, il primo a pensarci, già nel ’97.

«La mia idea partì dalle Olimpiadi che la Grecia volle organizzare nel 1996 per festeggiare i 100 anni dei primi Giochi dell’era moderna ad Atene», raccontò Fialko in un’intervista. «Ci pensarono troppo tardi, e quelle Olimpiadi si fecero ad Atlanta. Non vorrei che ci succeda la stessa cosa».

Montevideo conserva ancora due dei tre stadi della Coppa inaugurale, a 13 squadre: il Parque Central e il Centenario. Dopo i due ori olimpici del ’24 e del ’28, l’Uruguay fu il primo campione del mondo grazie a un 4 a 2 sull’Argentina.

La candidatura 2030 è stata confermata il 4 ottobre dai presidenti di Argentina, Uruguay e Paraguay, aggiuntosi recentemente e non senza qualche polemica. Sarebbero 8 le sedi argentine e 2 ciascuna in Uruguay e Paraguay. La corsa per l’organizzazione comincerà nel 2022 e sarà durissima: se la dovranno vedere con l’Inghilterra, già fattasi avanti, e probabilmente con la Corea. Messico, Stati Uniti e Canada aspirano a organizzare la prima Coppa tri-nazionale nel 2026, debutto del formato a 48 squadre. Le federazioni locali dovranno recuperare la credibilità persa nel Fifa-Gate. E anche i ritardi logistici di Brasile 2014 non aiutano, come la violenza negli stadi. A favore, oltre alla storia, l’entusiasmo calcistico popolare e il dinamismo di economie comunque energiche. Messi e Suárez sono già scesi in campo come testimonial di questo “sogno mondiale”.

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