Venezuela, Maduro proclamato presidente, scoppia la protesta
Ci sono stati anche dei morti nei violenti scontri tra la polizia e i manifestanti che in Venezuela protestano contro il risultato delle elezioni, affermando che siano state truccate
Domenica sera, prima ancora della divulgazione del risultato dei conteggi e con l’80% delle schede scrutinate, il Consiglio Nazionale Elettorale (Cne) ha proclamato la rielezione ufficiale di Nicolás Maduro come presidente di Venezuela, in quello che sarebbe il suo terzo mandato.
La voce dell’opposizione si è fatta sentire senza indugio. La leader María Corina Machado ha subito denunciato la manipolazione dei risultati elettorali e ha affermato che il partito Vente Venezuela ha vinto le elezioni con oltre il 73% dei voti. «Il Venezuela ha un nuovo presidente eletto ed è Edmundo González», ha comunicato Machado.
Tra gli indicatori che fanno supporre brogli ci sono la mancata divulgazione dei conteggi, il ritardo nella diffusione dei risultati e il mancato accesso alle copie cartacee delle schede da parte dell’opposizione.
Machado ha assicurato che le prove della vittoria di González ci sono e saranno presto a disposizione degli elettori. La leader dell’opposizione ha sottolineato che i voti per il candidato del suo partito hanno superato i 6,5 milioni, e ha incentivato le famiglie a recarsi ai seggi elettorali per «far rispettare la sovranità» popolare.
Mentre Maduro festeggia i risultati insieme ai suoi seguaci, concentrati al Palazzo Miraflores, le proteste popolari si stanno moltiplicando in tutto il Paese. I dimostranti sollecitano il Cne a rendere pubblici i verbali dei seggi elettorali con manifestazioni plateali: cortei, falò, pentole e padelle sbattute nelle strade di Venezuela e le statue del predecessore di Maduro, Hugo Chávez, abbattute.
La risposta delle forze dell’ordine è stata la militarizzazione di Caracas e la repressione delle manifestazioni con gas lacrimogeni e proiettili di gomma. L’organizzazione venezuelana per i diritti umani Foro Penal ha comunicato la morte di alcune persone e la detenzione di almeno 46. La Procura nazionale ha vietato le proteste e avverte che le persone arrestate rischiano fino a 20 anni di carcere per “incitamento all’odio”.
La preoccupazione e la diffidenza riguardo ai risultati elettorali arrivano anche dalla comunità internazionale. Nove Paesi sudamericani (Argentina, Cile, Perù, Uruguay, Costa Rica, Panama e Repubblica Dominicana) hanno presentato una dichiarazione nella quale sottolineano che «il conteggio dei voti deve essere trasparente e i risultati non devono suscitare dubbi». Di conseguenza, il governo ha espulso i rappresentanti diplomatici di questi Paesi per “interferenza” nel processo elettorale.
Anche dall’Ue, dagli USA e dall’Onu è arrivata la richiesta al governo venezuelano di rispettare la volontà popolare e di garantire la piena trasparenza delle elezioni, compreso il conteggio dettagliato dei voti e l’accesso ai registri dei seggi.