Gaza, attesa per il cessate il fuoco
Il Gabinetto di guerra del governo di Israele ha deciso all’unanimità che l’operazione a Rafah andrà avanti. Feste spontanee tra la popolazione di Gaza per le notizie contrastanti di una tregua possibile
Nelle foto Ansa Epa Manifestanti e famiglie chiedono il rilascio immediato degli ostaggi israeliani tenuti da Hamas a Gaza durante una protesta davanti al quartier generale militare di Kirya a Tel Aviv, Israele. Secondo le forze di difesa israeliane, 133 israeliani che sono stati rapiti e portati nella Striscia di Gaza durante gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, rimangono prigionieri. Lo slogan in ebraico recita ”È ora di decidere, vita o morte!”.
Come riporta Pagina Esteri, Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh ha ufficialmente dichiarato di accettare la proposta di “cessate il fuoco” presentata dall’Egitto e dal Qatar. Haniyeh ha comunicato la decisione ai leader dei due paesi promotori dell’accordo. Secondo il Times of Israel, che cita diverse reti televisive, i funzionari israeliani stanno dichiarando che l’accettazione di Hamas non ha valore per Tel Aviv. Il movimento palestinese avrebbe accettato delle condizioni che Israele, invece, non intende fare proprie.
L’ufficio di Netanyahu ha fatto sapere che il Gabinetto di guerra ha deciso all’unanimità che l’operazione a Rafah andrà avanti. E infatti, in questi minuti, continuano i bombardamenti sulla città a sud di Gaza.
Ciononostante la popolazione di Gaza ha salutato con manifestazioni di giubilo la notizia della tregua possibile. Secondo Tonio Dell’Olio, presidente della Pro civitate christiana di Assisi, «gli abitanti della Striscia firmano una cambiale alla speranza, si affidano a questo barlume, non aspettavano altro. A loro non importa delle tattiche, degli attendismi e di cosa c’è dietro. A quella gente – tanta – importa la vita che poi è il nome della pace. E sicuramente danzano per le strade anche i familiari degli ostaggi israeliani che in questo tempo non hanno mai mollato. Adesso sarebbe un delitto se tutto il mondo non scendesse idealmente con loro per le strade di Gaza a urlare fino a sentirsi esplodere le corde vocali. Sono momenti in cui non c’è bisogno di spiegare il valore della pace perché diventa festa. E questo basta!»