Primo maggio a Taranto
Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino? L'illogico conflitto tra lavoro e vita a Taranto
La festa del primo maggio a Taranto promossa, dal comitato dei cittadini liberi e pensanti, fin dal 2013 nella “città dei due mari” ha il merito di mantenere l’attenzione verso la questione del conflitto indebito del lavoro contro la tutela della salute e dell’ambiente.
La manifestazione si svolge nell’area vicina alla moderna Concattedrale e al Parco Archeologico delle mura Greche “Pierre Wuilleumier”. Uno spazio verde circondato dai palazzi dell’espansione urbanistica indotta dall’industrializzazione legata alla mastodontica acciaieria considerata la più grande in Europa.
Il nodo della riconversione produttiva è rimasto perennemente sospeso mentre la proprietà Arcelor Mittal non ha ancora mollato le redini della gestione alla proprietà pubblica e si teme per l’occupazione delle migliaia di lavoratori senza piano industriale.
Alla vigilia della gesta della Liberazione, il 23 aprile è stata promossa la marcia intitolata “L’Onda del Futuro a Taranto” promossa da 50 associazioni di Taranto per chiedere «una seria riconversione economica dell’intero territorio che parta dallo smantellamento degli impianti dell’ex Ilva e dalla riqualificazione di tutti i lavoratori, che devono diventare i veri protagonisti della decontaminazione e della bonifica dell’intera area industriale». Secondo le associazioni «come in una comunità coesa, ognuno può essere quella goccia che formerà un’incredibile onda per il futuro sostenibile nostro, dei nostri figli e delle prossime generazioni».
Il 19 aprile si è svolta, intanto, la prima udienza del secondo grado del processo “Ambiente Svenduto“, che coinvolge la direzione e la proprietà dell’ex Ilva di Taranto nonché diversi esponenti del mondo della politica.
Durante la settimana sociale dei cattolici del 2021 la pediatra Annamaria Moschetti ha portato la testimonianza diretta sull’inquinamento intollerabile dell’area, con il picco dei tumori tra i più piccoli, affermando che “Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino”. Un criterio di politica economica e ambientale che rischia, per l’ennesima volta, di restare disatteso.
Foto Archivio Ansa