Debito e guerra, un grido da Roma al tempo del Giubileo
Con l'apertura della porta santa nel carcere romano di Rebibbia, "tempio del dolore e della speranza", papa Francesco ha lanciato il messaggio centrale del Giubileo sulla questione del debito legata alla guerra e alla ricerca incessante della pace
Dopo la preghiera dell’Angelus del giorno di santo Stefano, papa Francesco ha rinnovato gli auguri di Santo Natale ringraziando per i tanti messaggi ricevuti. Ha poi ricordato che il 25 dicembre è iniziata, anche, la «Festa delle luci, Hanukkah, celebrata per otto giorni dai nostri fratelli e sorelle ebrei nel mondo, ai quali invio il mio augurio di pace e fraternità».
«Stamattina ho aperto una Porta Santa, dopo quella di San Pietro, nel carcere romano di Rebibbia. È stata come, per così dire, “la cattedrale del dolore e della speranza”».
A partire da questo gesto, Francesco ha sottolineato che «una delle azioni che caratterizzano i Giubilei è la remissione dei debiti». Incoraggiando pertanto tutti a sostenere la campagna di Caritas Internationalis intitolata “Trasformare il debito in speranza”, «per sollevare i Paesi oppressi da debiti insostenibili e promuovere lo sviluppo»
Senza troppi giri di parole il papa ha poi ribadito che «la questione del debito è legata a quella della pace e del “mercato nero” degli armamenti. Basta colonizzare i popoli con le armi! Lavoriamo per il disarmo, lavoriamo contro la fame, contro le malattie, contro il lavoro minorile. E preghiamo, per favore, per la pace nel mondo intero! La pace nella martoriata Ucraina, in Gaza, Israele, Myanmar, Nord Kivu e in tanti Paesi che sono in guerra».
nelle foto Ansa foto di guerre nel mondo e della porta santa di san Pietro