L’Iran in stato di guerra
Dall’Iran 180 missili sono stati lanciati contro Israele dopo l'uccisione di Nasrallah, leader di Hezbollah
Il proseguire delle violenze in Medio Oriente non fa presagire niente di buono. Martedì 1° ottobre, alla vigilia del Rosh HaShanah, il capodanno ebraico, la guida suprema iraniana Ali Khamenei ha dato l’ordine di lanciare circa 200 missili contro Israele. È stata la risposta dell’Iran all’invasione nel sud del Libano da parte dello Stato ebraico e un modo di “vendicare” l’uccisione di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah assassinato a Beirut il 27 settembre.
Le Guardie della rivoluzione iraniana sostengono che il 90% dei missili «ha colpito con successo gli obiettivi», ovvero le basi militari attorno a Tel Aviv. Tuttavia, le Forze di difesa israeliane (Idf) affermano che la maggior parte dei missili è stata intercettata grazie alla difesa aerea.
Israele era stato avvertito dagli Usa dell’attacco, il che ha permesso alla popolazione di cercare rifugio. Oltre ad alcuni feriti c’è stata una vittima: un cittadino di Gaza ucciso nella città di Gerico, in Cisgiordania, dove si trovava per motivi di lavoro.
Il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu ha dichiarato che «l’Iran la pagherà», ma Teheran ha avvertito: «Se ci saranno reazioni ridurremo Tel Aviv in cenere». Khamenei ha dichiarato che il Paese è in stato di guerra e tutti i voli sono stati interrotti.
Mentre l’amministrazione di Joe Biden si coordina con Israele sulle prossime mosse da attuare in risposta all’attacco, gruppi armati filo-iraniani in Iraq minacciano di attaccare le basi militari e gli “interessi” di Washington in Medio Oriente in caso di “qualsiasi azione ostile” contro l’Iran.