Il messaggio di Marzabotto per le guerre del nostro tempo.
«Quasi ottocento le vittime, uccise tra il 29 settembre e il 5 di ottobre del 1944 nei Comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzane Morandi. Quasi duecento i bambini, il più piccolo di 14 giorni. Marzabotto e Monte Sole sono simbolo tra i più sconvolgenti della strategia di annientamento che accompagnò la volontà di dominio, il mito razziale, la sopraffazione nazionalista, insomma quell’impasto ideologico che sospinse il nazismo - e i suoi complici, tra cui il regime fascista - a perseguire il progetto catastrofico di conquistare l’Europa e di svuotarla della sua storia».
Come ricorda l’Agi. «La strage di Monte Sole, spesso chiamata la strage di Marzabotto, viene oggi ricordata come l’eccidio più efferato e di più vaste proporzioni contro la popolazione civile che si è avuto nell’Europa Occidentale durante la seconda guerra mondiale. Terribili storie che si iscrivono in un fase delicata del conflitto quando, nell’autunno del ’44, le truppe alleate stavano risalendo la penisola minacciando di sfondare la Linea Gotica, ovvero le difese nazifasciste sull’appennino tosco – emiliano».
Domenica 29 settembre 2024, il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e quello della Repubblica federale di Germania, Frank-Walter Steinmeier, hanno fatto memoria della strage avvenuta 80 anni fa con uno sguardo allo scenario drammatico dei nostri giorni.
« In queste terre, tra i fiumi Setta e Reno, – ha detto Mattarella -si compì l’eccidio di civili più grande e spietato tra quelli commessi nel nostro Paese durante la guerra. Queste terre hanno conosciuto il terrorismo delle SS e dei brigatisti neri fascisti.
Non c’erano ragioni militari che potessero giustificare tanta crudeltà. Sui pendii di Monte Sole vennero uccisi anche sacerdoti. Don Ubaldo Marchioni era all’altare di Casaglia di Caprara.
Non si trattava soltanto di disprezzo verso la religione. Era “la negazione radicale di ogni umanità”, come scrisse Giuseppe Dossetti, capo partigiano, Costituente, dirigente politico di primo piano, che lasciò la politica attiva per fondare, proprio a Casaglia, la sua comunità di monaci, per riposare poi, a pochi passi dalla chiesa distrutta, in quel piccolo cimitero divenuto anch’esso teatro di sterminio.
Perché? Perché tutto questo? Si può, si deve dimenticare? Continuiamo a chiedercelo percorrendo questi luoghi, sostando dinanzi ai memoriali. Le domande penetrano le nostre coscienze, senza riuscire a fornire una risposta esaustiva, definitiva, segnalando, piuttosto, una irrisolta inquietudine.
“È accaduto, quindi può di nuovo accadere”, ci ammonì Primo Levi. Può accadere se dimentichiamo. Ma, oggi, i conflitti in atto, i luoghi della sofferenza dove il diritto umanitario internazionale non trova applicazione, ci richiamano bruscamente alla responsabilità di non essere né ciechi, né addormentati, né immemori».
«Tutta questa zona intorno a Monte Sole – ha detto Frank-Walter Steinmeier- è segnata ancora oggi da profonde e visibili cicatrici. E io so che il dolore è ancora più grande perché la maggior parte dei crimini è rimasta impunita. Questa è la seconda colpa di cui noi tedeschi ci siamo macchiati.
Cari familiari, cari discendenti, che io possa parlare qui oggi è possibile solo perché Voi tutti avete concesso a noi tedeschi la riconciliazione. Che preziosissimo dono!
Questa riconciliazione la vivete molto concretamente qui a Marzabotto e nei comuni limitrofi. Nella Vostra Scuola di Pace, in stretto scambio con giovani tedeschi, nel gemellaggio con Brema-Vegesack e nella sua Scuola Internazionale di Pace».
FOTO QUIRINALE E COMMON WIKIPEDIA