Colombia: il miracolo dei 4 fratellini sopravvissuti
Sono stati ritrovati salvi dopo un incidente aereo e 40 giorni da soli nella foresta
Sono sopravvissuti allo schianto dell’aereo su cui viaggiavano e a 40 giorni da soli nella giungla. Questo il “miracolo”, termine non a caso scelto per l’operazione di ricerca e salvataggio, che ha avvolto Lesly (13 anni), Soleiny (9 anni), Tien Noriel (5 anni) e Cristin (1 anno), i quattro bambini colombiani ritrovati vivi dalle forze speciali indigene la sera di venerdì scorso dopo più di un mese di estenuanti ricerche a tappeto su 2.500 km di foresta amazzonica.
«La figlia maggiore, Lesly, tenendo la bambina per mano, è corsa verso di me. L’ho presa in braccio e mi ha detto: “Ho fame”», ha detto uno dei soccorritori. «Ho chiesto dove fosse il bambino. Era sdraiato accanto a me. Dopo avergli fatto le prime coccole e avergli dato un po’ di cibo, si è alzato e mi ha detto, molto consapevole di quello che stava dicendo: “La mia mamma è morta“».
I piccoli erano sul piccolo aereo Cessna 206 insieme alla madre Magdalena; la famiglia stava fuggendo dai dissidenti delle forze armate rivoluzionarie della Colombia per ricongiungersi al marito e padre, allontanatosi ad aprile in seguito a minacce di morte. Nello schianto avvenuto il 1 maggio hanno perso la vita il pilota e un parente in viaggio con loro. Dai racconti dei bambini è emerso che si sono presi cura della madre Magdalena rimasta in stato di agonia per quattro giorni prima di morire.
Lesly, Soleiny, Tien Noriel e Cristin sono sopravvissuti anche grazie alla scorta di farina di manioca che avevano portato con sé; hanno messo in pratica gli insegnamenti della nonna improvvisando bende per non ferirsi i piedi e costruendo capanne di fortuna per ripararsi. Quando sono stati ritrovati «erano su un asciugamano per terra, erano nello stesso posto da quattro giorni […], non ce la facevano più». «Stavano vicino a un ruscello. Hanno riempito d’acqua una bottiglietta di soda» «Non gli è mai successo nulla, né un solo attacco di animali o una ferita accidentale. Si sono comportati molto bene» spiegano i soccorritori.
E tanta prudenza e accortezza li ha spinti anche a fuggire in continuazione: come hanno confessato al nonno i soldati, le urla delle squadre di ricerca, i cani e le voci diffuse dagli elicotteri che perlustravano la zona li spaventavano, li spaventava anche la stessa voce registrata della nonna usata per attrarli. Avevano paura e ogni giorno si spostavano per scappare nascondendosi dietro gli alberi: per questo le ricerche sono durate così a lungo.
Al riparo dai media i fratellini stanno bene all’ospedale di Bogotá, dove sono stati portati la sera stessa del ritrovamento, tre giorni fa. «Stanno giocando con i regali, stanno bene, sono in buone mani. Non possiamo dare loro troppo cibo al momento. È un processo che richiederà tempo», spiega il nonno. (AP Photo/Ivan Valencia via LaPresse)