Tensioni in Kosovo, feriti militari del contingente Kfor
Duri scontri in Kosovo fra i manifestanti serbi e i militari Nato della Kosovo Force (Kfor). Una tensione che dura dalla guerra degli anni 90 nell’ex Jugoslavia
Come riporta l’Agi sono «14 i militari italiani del contingente Kfor appartenenti al nono reggimento Alpini L’Aquila rimasti feriti il 29 maggio 2023 durante le operazioni di contenimento di manifestazioni dei serbi che protestavano contro l’elezione di sindaci albanesi in aree del Paese a maggioranza serba. I tumulti si sono verificati nelle città di Mitrovica Nord, Zvecan, Zubin Potok e Leposavic».
Sarebbero 34 complessivamente i militari delle forze Nato rimasti feriti negli scontri.
Purtroppo gli scontri erano largamente prevedibili come testimonia la visita effettuata in Serbia nel novembre 2022 dal ministro della Difesa Guido Crosetto assieme al vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani per una serie di incontri istituzionali. In quella occasione Crosetto aveva incontrato anche il presidente della Repubblica del Kosovo, Vjosa Osmani, e il primo ministro Albin Kurti per ribadire che «i Balcani Occidentali hanno una grande importanza per l’Italia, confermata anche dalla presenza negli ultimi 20 anni dei contingenti italiani nella missione KFOR. Il governo italiano nei prossimi mesi e nei prossimi anni gli darà molta più attenzione».
Lo stato di tensione dura dal 26 maggio quando nei comuni a maggioranza serba nel nord del Kosovo si sono registrati i primi scontri tra le forze dell’ordine kosovare e i cittadini di nazionalità serba.
Come ha fatto notare Marija Andrić Rakić sul sito dell’Osservatorio Balcani e Caucaso, «l’ultima escalation della situazione nel nord del Kosovo arriva a meno di tre mesi da un accordo verbale raggiunto a Ohrid tra Albin Kurti (Kosovo) e Aleksandar Vučić (Serbia) sull’implementazione di un piano europeo per la normalizzazione delle relazioni tra Pristina e Belgrado.
L’UE ha presentato questo accordo come un grande passo in avanti che dovrebbe cambiare le dinamiche del dialogo, trasformandolo da uno strumento di gestione della crisi in un meccanismo di regolazione delle relazioni future. Tuttavia, a Ohrid non si è nemmeno discusso di molti problemi pressanti con cui deve fare i conti la popolazione del nord del Kosovo, tra cui la questione irrisolta delle targhe, l’elezione delle nuove amministrazioni comunali e le ripetute richieste della comunità serba che chiede il ritiro delle forze speciali della polizia kosovara dal nord del Paese».
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