Europa, polemica sull’etichetta del vino
La manovra irlandese sull'imposizione di un'etichettatura salutista sulle bottiglie di vino spaventa la Coldiretti: si mette a rischio il fatturato criminalizzando un prodotto indipendentemente dalle quantità consumate
Il blitz irlandese sulle etichette allarmistiche sul vino va fermato per difendere un prodotto simbolo del nostro Paese che è anche il principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di fatturato (di cui più della metà proveniente dall’estero) e dà lavoro dal campo alla tavola a 1,3 milioni di persone. È quanto afferma la Coldiretti dopo che l’Irlanda ha notificato all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) le norme tecniche sull’etichettatura “salutista” degli alcolici, da applicare a tutti i prodotti alcolici venduti in Irlanda, siano essi prodotti localmente o importati. Il provvedimento è stato preso nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e altri sette paesi Ue, che lo considerano uno sbarramento al mercato interno. Il periodo per la presentazione delle opposizioni scade tra 90 giorni.
Dopo l’autorizzazione da parte dell’Ue, Dublino vuole il nullaosta dal Wto per adottare un’etichettatura aallarmistica su vino, birra e liquori come “il consumo dell’alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori sono direttamente collegati”, avvertenze che non prendono in considerazione la quantità di prodotto consumato come causa di eventuali effetti nocivi.
«È del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità a più bassa gradazione come il vino», afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, che per questo aggiunge: «il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate». (Foto: LaPresse)