Francia, scioperi in massa contro la riforma delle pensioni
In tutto il Paese oltre un milione di persone sono scese in piazza e molti settori hanno scioperato con adesioni altissime contro l'innalzamento dell'età pensionabile. Macron è determinato a portare avanti la riforma, prossima mobilitazione generale indetta per il 31 gennaio
La mobilitazione contro la riforma del sistema pensionistico in Francia è esplosa lo scorso giovedì 19 gennaio con un’adesione oltre ogni aspettativa: in tutto il Paese ci sono state più di 200 manifestazioni per un totale di più di un milione di manifestanti, per Philippe Martinez, segretario generale del Cgt (Confédération generale du travail) i milioni erano due; la mobilitazione del 2019 contro il precedente progetto di riforma pensionistica del 2019 contava ‘appena’ 800 mila adesioni.
Le proteste sono iniziate subito dopo l’appello degli otto maggiori sindacati francesi contro l’estensione dell’età pensionabile da 62 a 64 anni annunciata dal governo; il popolo francese ha invaso le piazze e bloccato il paese con il fermo di scuole (70% degli insegnanti in sciopero, scuole fisicamente bloccate dai manifestanti in alcune città tra le quali Parigi e Tolosa), uffici, trasporti (bloccati quasi tutti i treni regionali e molti TGV), raffinerie (con un seguito quasi del 100% e rifornimenti di carburante bloccati) e persino dell’energia con black out localizzati della corrente, di poche ore, a titolo dimostrativo; una forte adesione si è registrata anche nel servizio pubblico statale (29,5%) e tra diversi gruppi media: gli scioperi di emittenti televisive e radiofoniche pubbliche hanno causato l’interruzione di molti palinsesti. Per un 14% si sono fermate anche le poste.
Nonostante questo il governo di Macron non arretra ed è deciso a portare avanti la riforma del sistema pensionistico, progetto finora mai riuscito ad alcun presidente prima di lui e per cui avrà bisogno dell’appoggio della destra moderata dei Républicains, con cui è già giunto al compromesso di abbassare l’età pensionabile a 64 anni e non a 65 come aveva inizialmente previsto .
Il motivo di una così forte protesta è nella convinzione che un simile provvedimento penalizzerebbe le categorie più deboli, come i più poveri e meno qualificati, che hanno cominciato a lavorare molto giovani e con una bassa prospettiva di vita; per questo è già stato proclamato un nuovo sciopero generale per il 31 gennaio, perché si torni alla trattativa sulla riforma del sistema senza innalzamento dell’età minima.
D’altro canto il ministro del Lavoro Olivier Dussopt spiega che l’aumento dell’età pensionabile a 64 anni entro il 2030 e l’allungamento della durata dei contributi a 43 anni dal 2027 «sono fondamentali», permettendo un risparmio di 18 miliardi di euro al 2030. (AP photo)