Gas e nucleare sono investimenti verdi?
Vigilia del voto del Parlamento europeo sull'atto delegato della Commisione europea che intende includere gas e nucleare nella classificazione degli investimenti sostenibili
Cresce alla vigilia del voto, la mobilitazione di movimenti ambientalisti e reti di finanza etica per sensibilizzare i parlamentari europei chiamati il 6 luglio ad approvare o escludere il gas e il nucleare tra gli investimenti considerati sostenibili dalla tassonomia europea.
Come ribadisce in una lettera aperta la presidente di banca popolare etica, Anna Fasano, «per noi il gas e l’attuale tecnologia nucleare non sono fonti di energia sostenibile e pertanto gli investimenti in questi due comparti non possono entrare a far parte degli investimenti definiti “verdi” dal regolamento europeo. Alcuni analisti peraltro rilevano come l’inclusione del gas nella tassonomia potrebbe far aumentare la dipendenza dal gas russo».
Un’inchiesta di Greenpeace Francia pubblicata lo scorso maggio ha messo in evidenza come «i giganti russi degli idrocarburi Gazprom e Lukoil e l’azienda nucleare di stato russa Rosatom abbiano influenzato la definizione della tassonomia europea, l’elenco delle attività considerate sostenibili e quindi finanziabili dalla UE».
Secondo gli attivisti di questa combattiva associazione ambientalista «la tassonomia europea è una classificazione – una vera e propria lista – delle attività ritenute sostenibili dal punto di vista ambientale, che avrebbe il compito di informare chi investe su cosa possa essere considerato “green”, ma usare gas fossile e nucleare, dandogli per giunta un bollino “verde”, è come lanciare un grosso meteorite sul Green Deal europeo!».
Secondo Greenpeace, esistono forti pressioni da parte di «un gruppo di Paesi a favore del gas e del nucleare, guidato dalla Francia, che ha convinto la presidente della Commissione EU, Ursula von der Leyen a includere gas e nucleare nella proposta».
«Le drammatiche immagini di questi giorni della siccità dei nostri fiumi e laghi e dell’ulteriore scioglimento del ghiacciaio della Marmolada con la tragedia delle vittime – ribadisce Banca Etica -sono lì a ricordarci che non possiamo arretrare nell’impegno per il contrasto ai cambiamenti climatici».
Ma il partito del ritorno al nucleare è presente in forze anche in Italia come sostiene Umberto Minopoli, presidente dell’Associazione Italiana Nucleare e autore di “Nucleare. Ritorno al futuro. L’energia a cui l’Italia non può rinunciare” (Guerini e Associati).
Minopoli afferma che a partire dalle mozioni presentate nel parlamento italiano, Azione di Cakenda su tutti, si va configurando «uno schieramento favorevole alla ripresa del nucleare. Tendenzialmente maggioritario». Tacciando di chiusura ideologica, cioè preventiva e non fondata, la posizione degli anti nuclearisti, Minopoli afferma che la tassonomia proposta dalla Commissione europea nasce «dalla consapevolezza che una de-carbonizzazione affidata alle sole fonti rinnovabili è irrealistica e assai più costosa, socialmente ed economicamente». E per questa ragione è ragionevole incentivare e supportare gli investimenti sul nucleare di nuova generazione con i fondi previsti dalla strategia del Green Deal europea al 2030 (FIT 55) e 2050 (Net Zero).
Foto archivio Ap di impianti nucleari, aule parlamentari europee, condotte del gas e proteste ambientaliste
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