Draghi: sì alle sanzioni, per riportare Putin al tavolo dei negoziati
Nell'informativa al Parlamento, il presidente Draghi ha sottolineato che "dovrà essere l'Ucraina, e nessun altro, a decidere che pace accettare. Anche perché una pace che non fosse accettabile da parte dell’Ucraina non sarebbe neanche sostenibile". Leggi il discorso integrale.
La guerra in Ucraina voluta dalla Russia sta avendo conseguenze disastrose per tutti. Non solo per gli ucraini, che contano oltre 6 milioni di rifugiati all’estero e 7,7 milioni di sfollati interni, nonché migliaia di morti e intere città distrutte. Sono migliaia anche i morti tra i soldati russi e il sostentamento di decine di Paesi è a rischio, visto che da Ucraina e Russia proviene oltre il 25% delle esportazioni globali di grano e 26 Paesi dipendono da loro per più di metà del proprio fabbisogno.
Il conflitto ha anche determinato un aumento dell’energia e dei prezzi in generale, provocando una situazione difficile a livello internazionale. In queste condizioni, il presidente del Consiglio Mario Draghi, nella sua informativa al Parlamento, ha ribadito le intenzioni del governo contenute nella risoluzione, approvata a larghissima maggioranza, che impegna l’Italia a “sostenere dal punto di vista umanitario, finanziario e militare l’Ucraina; a tenere alta la pressione sulla Russia, anche attraverso sanzioni; a ricercare una soluzione negoziale… Il Governo intende continuare a muoversi nel solco di questa risoluzione”.
L’Italia, ha detto Draghi, è “in prima linea, con credibilità e senza ambiguità, nella ricerca della pace”. Ma, ha sottolineato, “dovrà essere l’Ucraina, e nessun altro, a decidere che pace accettare. Anche perché una pace che non fosse accettabile da parte dell’Ucraina non sarebbe neanche sostenibile”.
Al tempo stesso, ha aggiunto Draghi, “dobbiamo continuare a mantenere alta la pressione sulla Russia attraverso le sanzioni, perché dobbiamo portare Mosca al tavolo dei negoziati”.
(Leggi qui il testo completo dell’intervento di Draghi)
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