Israele, Amnesty international e l’apartheid
Continua l’acceso dibattito dopo l’inattesa denuncia di Amnesty international nei confronti dello stato di Israele, accusato di praticare un sistema di apartheid nei confronti della popolazione palestinese
Pressoché oscurato sui media italiani, continua ovviamente ad alimentare polemiche la denuncia lanciata da Amnesty international contro il governo dello stato Israele, accusato di praticare un sistema di apartheid contro i palestinesi.
L’inchiesta redatta dalla celebre organizzazione di difesa dei diritti umani afferma che «Israele impone un sistema di oppressione e dominazione sulle e sui palestinesi in tutte le aree sotto il suo controllo: in Israele e nei Territori occupati, e contro i rifugiati palestinesi, in modo che a beneficiarne siano le e gli ebrei israeliani. Ciò equivale all’apartheid ed è proibita dal diritto internazionale». Amnesty denuncia l’adozione da parte di Israele di «leggi, politiche e pratiche volte a mantenere un sistema crudele di controllo sulle e sui palestinesi: li hanno frammentati geograficamente e politicamente, spesso impoveriti in un costante stato di paura e insicurezza».
Il sito della comunità ebraica di Milano riporta la dichiarazione del ministro degli Esteri Yair Lapid secondo il quale «Il rapporto di Amnesty consolida e ricicla bugie, incongruenze e affermazioni infondate che provengono da note organizzazioni di odio anti-israeliane, il tutto con l’obiettivo di rivendere le merci danneggiate in nuovi imballaggi. Ripetere più e più volte le stesse bugie delle organizzazioni di odio non rende le bugie realtà, ma piuttosto rende illegittima Amnesty».
Secondo David Horovitz, che scrive sul sito Israele.net, «è proprio la distruzione di Israele quella che Amnesty persegue e promuove in modo trasparente, quando invoca un “diritto al ritorno” potenzialmente di milioni di palestinesi dentro Israele anziché il loro insediamento nel loro stato futuro arabo-palestinese una volta che avranno veramente accettato l’esistenza del nostro stato ebraico; quando esorta la comunità internazionale a negare a Israele le armi di cui purtroppo ha assoluto bisogno per difendersi dagli aggressori della regione».
Secondo Amnesty, invece, «l’esperienza palestinese di vedersi negata una casa è al centro del sistema di apartheid israeliano. Ecco perché, come primo passo verso lo smantellamento di questo sistema, chiediamo a Israele di porre fine alla pratica delle demolizioni di case. Le famiglie palestinesi hanno bisogno di persone che stiano al loro fianco contro l’ingiustizia e la discriminazione, agendo per aiutarle a proteggere le loro abitazioni».
Secondo Amnesty «Il crimine contro l’umanità dell’apartheid, ai sensi della Convenzione sull’apartheid, dello Statuto di Roma e del diritto internazionale consuetudinario, viene commesso quando un atto disumano (essenzialmente una grave violazione dei diritti umani) viene perpetrato nel contesto di un regime istituzionalizzato di oppressione sistematica e dominio da parte di un gruppo razziale rispetto a un altro, con l’intento di mantenere quel sistema».
Nelle foto Ap alcune immagini emblematiche della situazione all’origine del contrasto in atto tra Amnesty international e il governo di Israele.