Usa, l’incognita delle elezioni di metà mandato
Le elezioni negli Usa sono sempre destinate ad influenzare gli eventi su scala mondiale
Colpisce il fatto che il potere della Casa Bianca sia sottoposto all’incertezza della variazione della componente del Congresso a metà del mandato del presidente della Repubblica che coincide con il termine dei 4 anni della Camera dei Rappresentanti (435 deputati) e di un terzo del Senato (35 senatori su 100).
La possibile vittoria anuncita dei repubblicani vicini all’ex presidente Trump potrebbe incidere immediatamente, secondo alcuni analisti, anche sulla politica di sostegno militare all’Ucraina. Una prospettiva difficile da immaginare considerando le costanti della politica estera statunitense come dimostrato dall’abbandono dell’Afghanistan ai Talebani deciso da Trump e messo in pratica da Biden.
Resta di sicuro incerto il destino dei piani di investimenti pubblici orientati alla transizione ecologica e alle politiche sociali che dovrebbero essere la componente decisiva del partito democratico.
Sull’intero sistema politico statunitense grava un clima di scontro e di polarizzazione estrema. Come ha scritto Serge Halimi su Le Monde Diplomatique «Ciascuna parte dice che l’altra non sta solo difendendo idee impraticabili o riprovevoli, ma è in realtà un nemico, un corpo estraneo, immorale e sovversivo. Questo riflesso paranoico, un tempo riservato ai nativi americani, agli afroamericani e ai comunisti, ora prende di mira decine di milioni di “deplorevoli”, “semifascisti” e “totalitari”, vale a dire repubblicani, secondo i democratici, o democratici secondo i repubblicani».
Una situazione estrema che pone a entrambe le parti «un dubbio assillante: ha senso cercare di tenere insieme stati così disuniti?». Eppure, secondo lo studioso francese che ha dedicato molta attenzione agli Usa, esiste «un’area in cui questa aspra situazione di stallo è assente: la difesa dell’impero. La classe politica americana accetta di opporsi alla Russia, armare l’Ucraina, contenere la Cina, sostenere Israele e domare l’UE. La prova? Nessuno ne parla».