Kazakhstan , appello per fermare le forniture di armi dall’Italia
Appello davanti alla violenta repressione da parte delle forze di polizia e militari kazake nei confronti della popolazione e dei manifestanti. L’Italia ha in vigore dal giugno del 2012 un “Accordo di cooperazione militare” col Kazakistan e risultano essere in corso esportazioni di armi e sistemi militari italiani.
L’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza e Difesa (OPAL) e la Rete Italiana Pace e Disarmo chiedono che venga immediatamente sospesa ogni fornitura di armi al governo e sia sospeso ogni accordo militare con lo Stato del Kazakistan. La legge 185/90 che regolamenta la materia vieta espressamente l’esportazione di armi e materiali militari a Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani.
L’Italia ha in vigore dal giugno del 2012 un “Accordo di cooperazione militare” col Kazakistan e risultano essere in corso esportazioni di armi e sistemi militari italiani. Secondo i dati ufficiali delle Relazioni governative al Parlamento esaminati da OPAL negli ultimi dieci anni l’Italia ha autorizzato esportazioni di armi e materiali militari al Kazakistan per oltre 1,7 milioni di euro. Si tratta principalmente di “armi e armi automatiche” e “munizioni”. Nel solo 2020 (ultimo anno per cui è possibile reperire i dati) il Kazakistan ha acquistato munizioni Fiocchi (32.000 cartucce calibro 5.56 e 4.015 cartucce cal. 12 per canna liscia) e armi per uso militare dalla Beretta (28 pistole mitragliatrici PMX calibro 9×19 con numerose parti di ricambio e caricatori supplementari).
Secondo le statistiche del commercio internazionale, nel 2020 l’Italia ha effettivamente esportato in Kazakistan oltre 465.000 dollari di armi e munizioni, tra le quali è possibile che ci siano munizioni ad uso delle forze di polizia.
Negli scorsi giorni la stampa nazionale ed estera ha dato conto della dura repressione messa in atto dal governo del Kazakistan per fermare le proteste popolari contro l’aumento del prezzo del gas. Il 7 gennaio 2022 in un discorso alla tv il presidente Tokayev ha chiesto alle forze di sicurezza di sparare senza preavviso in caso di ulteriori disordini, dopo le proteste e le violenze dei giorni precedenti. Lo stesso presidente, che il 5 gennaio aveva dichiarato lo stato di emergenza in alcune aree del Paese, ha parlato di “centinaia” di morti. Fonti di polizia ammettono migliaia di arresti e almeno decine morti. Nel paese la repressione ha riguardato anche i giornalisti, mentre le autorità stanno limitando l’accesso a Internet.
Sulla situazione in Kazakistan è intervenuta anche l’Alto Commissario delle Nazioni Unite ai diritti umani, Michelle Bachelet, che ha esortato le forze di sicurezza e i manifestanti ad astenersi dalla violenza e a cercare una soluzione pacifica.
L’Osservatorio OPAL è già intervenuto in passato sulle forniture militari italiane al Kazakistan, in particolare segnalando l’incontro tra l’amministratore delegato della Beretta e l’allora presidente kazako Nazarbayev durante la fiera di materiale militare KADEX tenutasi ad Astana nel marzo 2012, a cui seguirono importanti ordinativi di materiale militare che è poi andato in dotazione anche alle forze speciali del Kazakistan. Le relazioni commerciali tra Italia e Kazakistan si sono poi intensificate, anche dopo il “rapimento” della signora Shalabayeva e della figlia, episodio per il quale sono stati condannati in primo grado per sequestro di persona sei funzionari e agenti della Polizia di stato, anche nell’ambito militare a seguito del già citato accordo di cooperazione sottoscritto nel 2012. La Rete Italiana Pace e Disarmo ha sottolineato in vari casi come tali accordi, spesso con scopi delineati in maniera generica che consentono una maggiore agibilità all’industria delle armi, possano costituire uno strumento che favorisce l’export di natura militare indebolendo sia il controllo sugli accordi di vendita sia il quadro di riferimento dei criteri di esclusione previsti dalla Legge. Per tali motivi, ed in particolare nelle situazioni problematiche come quella di questi giorni in Kazakistan, sarebbe necessario rivederne termini e meccanismi, oltre che la portata di applicazione nel contesto di controllo del commercio internazionale di armamenti previsto anche dal Trattato ATT.
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