Un saluto a Gino Strada
La testimonianza coerente e scomoda di Gino Strada, cofondatore con Teresa Sarti, nel 1994 di Emegerncy. Un chirurgo che non si è limitato a curare le vittime della violenza bellica ma ha preteso di poter coltivare l’utopia di abolire la guerra
Nelle foto dell’agenzia la Presse il sobrio saluto a Gino Strada in una Milano di agosto che deve ancora riprendere i suoi ritmi.
Nella sede di Emergency si sono avvicendate 11 mila persone, secondo gli organizzatori, per rendere omaggio ad un testimone irriducibile dell’opposizione alla guerra che conosceva assai bene come chirurgo di emergenza nei diversi e travagliati scenari dove ha fondato ospedali che hanno curato finora, a partire dal 1994, 11 milioni di persone in 19 Paesi secondo una stima della stessa organizzazione umanitaria. Una grande opera compiuta assieme e grazie all’impegno condiviso con la consorte, e cofondatrice di Emergency, Teresa Sarti scomparsa già dal 2009.
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha fatto notare la scarsa presenza di politici tra coloro che hanno visitato la camera ardente anche se i messaggi di cordoglio sono arrivati da una larga parte di istituzioni, associazioni e partiti. Un dato di fatto che non meraviglia considerando la posizione di Strada che non ha mai nascosto le sue idee di una radicale condanna della guerra che coinvolgevano inevitabilmente le scelte di una larga maggioranza politica e che spiega anche la difficoltà a riconoscergli il merito per essere nominato, ad esempio, senatore a vita della Repubblica.
Così come non ha ricevuto il premio Nobel ma nel 2015 quello alternativo, sempre in Svezia, del “Right Livelihood Award”. Nel discorso di accettazione davanti al parlamento svedese Strada ha detto tra l’altro che «mi è occorso del tempo per accettare l’idea che una “strategia di guerra” possa includere prassi come quella di inserire, tra gli obiettivi, i bambini e la mutilazione dei bambini del “Paese nemico”. Armi progettate non per uccidere, ma per infliggere orribili sofferenze a bambini innocenti, ponendo a carico delle famiglie e della società un terribile peso. Ancora oggi quei bambini sono per me il simbolo vivente delle guerre contemporanee, una costante forma di terrorismo nei confronti dei civili».
Al momento non è prevista alcuna cerimonia funebre per il chirurgo che considerava possibile coltivare l’utopia di abolire la guerra così come l’umanità ha abolito la schiavitù. Ma è probabile che i tanti amici organizzeranno un momento condiviso di ricordo pubblico che assume, oggi, un particolare rilevanza nel momento in cui una parte della società civile italiana si pone la questione di come interpretare il collasso previsto della coalizione occidentale dopo 20 anni dall’ inizio della guerra in Afghanistan che Strada aveva condannato senza se e senza ma.