Rivedi la diretta di Storie di carcere e di libertà
Storie e percorsi dentro e fuori il carcere per raccontare un’umanità che attraversa le contraddizioni nel segno di una fraternità possibile. Contributi di Davide Dionisi, Amedeo e Luisa Lisciani, Matteo ed Emanuele Fortuzzi.
Esiste da sempre un rapporto stretto tra Città Nuova e la realtà del carcere, un pianeta sconosciuto anche se magari le sue imponenti strutture si estendono in mezzo ad un quartiere come avviene sulla Tiburtina, a Roma, con il complesso carcerario di Rebibbia, tra i più grandi d’Europa. Se è forte la tendenza rimuovere lo sguardo da un luogo di pena e di dolore, esiste un tipo di umanità resistente che decide di attraversare una serie di cancelli e porte chiuse a più mandate. Magari lo fa una volta sola, ma questa già basta per cambiare prospettiva e per superare molte certezze.
Ma, come sempre, è la costanza di un rapporto e di un impegno a portare frutti. È bastato lanciare alla “rete” di Città Nuova (un collegamento costante tra i promori attivi della rivista) un semplice messaggio per mettere assieme coloro che, a diverso titolo, fanno parte o sono impegnati nel mondo delle carceri.
Uno strumento di collegamento naturale resta quello “fisico” della rivista cartacea Città Nuova che riesce ad arrivare dentro gli istituti di pena. Amedeo e Luisa Lisciani di Teramo hanno raccontato il percorso di un gruppo di volontari che umilmente ha deciso di recarsi nel carcere di Castrogno, separato dalla città, per instaurare un rapporto a partire proprio da quelle copie del periodico, che restava spesso accantonato assieme ad altre pubblicazioni di ogni genere, per iniziare a leggerlo insieme, trovando storie di vita e contributi scritti con l’intima convinzione di proporre una fraternità credibile e quindi controcorrente. La progressiva estensione di questa esperienza, la composizione di testi da parte degli stessi detenuti e l’apertura alle scuole e alle associazioni cittadine possono essere presi come un modello possibile di relazione che nasce dalla vita.
Allo stesso modo desta sempre stupore la mitezza disarmata di Alfonso Di Nicola, iniziatore di una realtà originale, “Sempre Persona”, che si è posta, a partire dal carcere di Rebibbia, la missione di aiutare i detenuti, gli ex-detenuti e le loro famiglie, a mantenere un rapporto attivo tra i carcerati e le proprie famiglie, ma ha anche lo scopro di accompagnare l’ex-detenuto nel reinserimento sociale, grazie all’ascolto e alla condivisione.
Anche in questo caso il progetto non è nato a tavolino, ma da una prossimità concreta che fa vedere le reali necessità per trovare assieme soluzioni possibili. Emanuele e Matteo Fortuzzi sono due fratelli che hanno semplicemente seguito l’esempio di Alfonso e deciso di seguire in maniera costante i familiari di alcuni detenuti, nelle esigenze essenziali come nei momenti di gioia e di festa, così come avviene, appunto, in ogni famiglia. I due giovani romani hanno la formazione adatta e le categorie mentali per capire il rischio di ridurre il volontariato ad un esercizio generoso che lascia tuttavia le cose come sono, con tutto il carico di diseguaglianze e iniquità. I due giovani hanno capito, frequentando case e quartieri fino a quel momento sconosciuti, che il cambiamento vero può avvenire solo dal coinvolgimento diretto, dallo sperimentare una fraternità che apre a nuove proposte e soluzioni per istituzioni e strutture sempre da riformare nel cercare di tendere alla giustizia vera.
È quello che sa bene Davide Dionisi, giornalista di Vatican News, conduttore su Radio Vaticana de “I Cellanti”, una trasmissione intitolata “Liberi di raccontare storie dal carcere”. Si avverte nel suo impegno l’urgenza di dare spazio a narrazioni troppe volte nascoste in mezzo alle ragioni di un’informazione che tradizionalmente tratta di questa parte del mondo solo per gli episodi tragici che vi avvengono o per le occasioni ufficiali, scordandosi della vita quotidiana di uomini e donne, come dei minori, che vi sono reclusi. Sono racconti che sorprendono e mostrano un ricco tessuto di società civile e di esponenti dell’istituzione carceraria che è al centro di un dibattito politico mai sopito e ora sempre più necessario, come abbiamo messo in evidenza in alcuni articoli su Città Nuova e nel dossier Carcerati.
Sono solo alcuni spunti del dialogo promosso nel Lunedì di Città Nuova del 31 maggio 2021 per il quale si è scelta l’immagine suggestiva di una scalata, un percorso ascensionale di liberazione interiore che coinvolge la società nella sua interezza.
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