Rivedi la diretta “L’impegno comune per un’ecologia integrale”
Si è tenuto il 24 maggio nell'ambito de "I lunedì di Città Nuova" un incontro per approfondire come l'ecologia integrale proposta da papa Francesco nell'enciclica Laudato si' coinvolga tutti gli aspetti del Creato
Le sfide della pandemia ci hanno reso ancora più evidente quando tutto sia interconnesso, secondo la proposta dell’ecologia integrale espressa nell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco. Per questo motivo nell’ambito de “I lunedì di Città Nuova” si è deciso di parlare proprio di questo: dell’approccio dell’ecologia integrale in tutti gli aspetti della vita umana. Si è spaziato dunque dallo sport alla dignità del lavoro e al rispetto delle fragilità delle persone con maggiori difficoltà.
«È un’enciclica che ha la firma dello Spirito Santo – spiega Vittoria Terenzi, giornalista e animatrice Laudato si’ –. La valenza profetica di questo documento non si esaurirà quando la pandemia sarà terminata, perché è un’enciclica che guarda molto più lontano. Si parla di atteggiamenti virtuosi per donare alle generazioni future almeno quello che abbiamo oggi».
Collegato da Taranto, c’era anche il giornalista ed educatore Luigi Laguaragnella, coinvolto come moderatore in una tappa di preparazione delle Settimane sociali dei cattolici italiani, evento che avrà luogo a ottobre proprio nella sua città. Una scelta non casuale visti i temi dell’ambiente e del lavoro che sono sempre d’attualità per Taranto, per via dell’ex Ilva. «Sto sperimentando la collaborazione tra alcune diocesi pugliesi: un modo di lavorare che va a innestarsi in quel processo virtuoso che viene descritto sia nelle encicliche del papa che nei temi cari alle Settimane sociali».
Si è detto che l’ecologia integrale riguarda tutti gli aspetti del Creato e quindi anche lo sport. «Esiste uno studio dell’Università di Cardiff – racconta il giornalista di Rete GreenAccord Mario Agostino – in cui calcolarono che per una sola partita di pallone fossero necessari più di 3mila campi di calcio. Era la finale della Coppa d’Inghilterra del 2004 e questo calcolo era stato fatto sulla base della foresta necessaria per assorbire l’anidride carbonica prodotta dagli spettatori e del terreno utile per produrre le risorse energetiche e alimentari consumate».