Palestina e Israele, un conflitto palcoscenico del mondo
Un lungo grido di dolore dalla Terra santa che coinvolge il mondo intero alla ricerca di una pace giusta
La “Terra santa” è luogo di contesa fratricida. Da 10 giorni arrivano le immagini (qui di Ap) di distruzione e morte. Si attende invano un cessate il fuoco mentre ci si può abituare all’orrore che cova altro odio. Resta bloccata ogni presa di posizione dell’Onu per il veto degli Stati Uniti anche se nelle città più importanti, a partire da New York, si svolgono manifestazioni a sostegno della Palestina e si critica, all’interno dei dem, l’ennesima fornitura di armi di precisione al governo israeliano per 735 milioni di dollari.
Anche in Italia le piazze sono divise con una marcia dall’Esquilino al Colosseo per la Palestina libera, mentre una larga maggioranza delle forze politiche di governo, dal Pd alla Lega, intervenute nel quartiere dell’ex ghetto in una manifestazione a sostegno di Israele. Secondo l’Unicef dal 10 maggio scorso sono stati 60 i bambini uccisi nella Striscia di Gaza, e 2 in Israele. Segnali di speranza arrivano, come riporta l’ong italiana Un Ponte per… dalle notizie di «ragazzi e ragazze di religione ebraica prendono posizione grazie alla campagna social #NotInOurNames, condannando l’occupazione israeliana dei territori palestinesi, l’embargo e le violenze su Gaza, la sostituzione etnica incarnata dagli gli sfratti di Sheikh Jarrah».
Analisti di ogni genere cercano di spiegare le ragioni strategiche di queste ennesime violenze che stanno avvenendo sotto gli occhi del mondo intero, ma resta vivo il grido di dolore che chiede di non restare indifferenti.
Per approfondire vedi articolo di Bruno Cantamessa