Liberare i brevetti dei vaccini anti-Covid, istanza al Wto
Brevetti e società farmaceutiche. Vasta e condivisa l’istanza al Wto per sospendere i brevetti sui vaccini e battere sul tempo il virus, che, diffondendosi nella popolazione, tende a mutare, col rischio di sviluppare resistenze. Intervista video a Nicoletta Dentico, esperta di salute globale
Brevetti, Covid 19 e Wto. È urgente sospendere i brevetti sui vaccini anti Covid. Lo chiede, senza mezzi termini, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, «l’accesso alla vaccinazione del maggior numero possibile di persone non risponde solo ai principi etici di universalità, equità e uguaglianza ma anche a una precisa strategia di prevenzione. Dobbiamo, infatti, essere più veloci del virus, e vaccinare gran parte della popolazione mondiale prima che l’agente patogeno, mutando, diventi resistente».
La lotta contro la pandemia avviene con rimedi antichissimi come il distanziamento fisico, le misure di igiene e la quarantena, ma il punto di svolta, nell’età moderna, è costituito dalla disponibilità di un vaccino.
Come abbiamo messo in evidenza su Città Nuova, ad aprile 2020, cioè dopo la dichiarazione Oms sul contagio planetario da Covid 19, proprio l’accesso gratuito e universale ( cioè per tutti) sarebbe stato il banco di prova per capire il cambiamento di mentalità necessario per affrontare altri e più pervasivi pericoli che l’umanità del XXI° secolo dovrà affrontare. “O la fraternità o crolla tutto”, come ripete papa Francesco, con i toni dell’apocalisse intesa letteralmente come atto che toglie il velo alla conoscenza della realtà delle cose (svelamento o rivelazione).
Come siamo messi a oltre metà febbraio 2021? Gli Usa prevedono, con la spinta di ulteriori 20 miliardi di dollari messi in campo dal nuovo presidente Joe Biden, di poter fornire, entro l’inizio della prossima estate, la prima dose dei vaccini, prodotti da Pfizer e Moderna, a 300 milioni di residenti, senza discriminare sulla copertura assicurativa o il permesso di soggiorno.
L’ultima riunione del G7 che raduna i Paesi definito maggiormente sviluppati economicamente ( Stati Uniti d’America, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia e Regno Unito) ha definito una strategia di difesa che prevede lo stanziamento di 7,5 miliardi di dollari a Covax, cioè al programma promosso dalla Organizzazione mondiale della sanità per arrivare ad una maggiore redistribuzione dei vaccini a livello mondiale con particolare riferimento alle nazioni più povere.
La sproporzione di investimenti è nei numeri ( pur apprezzando l’impegno degli Usa che coprono da soli 4 dei 7,5 miliardi promessi) ma l’altro aspetto importante è l’assetto di potere geopolitico conseguente alla distribuzione dei vaccini. Lo sa molto bene, pragmaticamente, la Francia che teme l’avanzare di Russia e soprattutto Cina nei rapporti diretti con i Paesi africani strettamente legati al passato coloniale francese e all’attualità dei flussi migratori di una nazione ormai plurietnica. A tal fine, in maniera “solidale”, Macron ha deciso di destinare il 5% delle scorte dei vaccini ai Paesi africani invitando anche gli altri stati occidentali a fare lo stesso.
In Italia come è noto, ora anche gli industriali hanno offerto le loro strutture, oltre a quelle pubbliche, per facilitare una vaccinazione di massa. Ma le dosi del vaccino arrivano, tuttavia, in quantità ridotta come ha fatto sapere AstraZeneca, la società farmaceutica anglo svedese che ha stipulato il contratto di fornitura con l’Unione europea.
Senza scomodare precedenti autocratici basterebbe in questi casi, secondo alcuni, fare come gli Usa che hanno adottato il Defence Producion Act. Cioè la legge prevista, in stato di guerra che prevede la requisizione forzata della merce e previene la creazione di mercati paralleli di intermediari che offrono, come è emerso da noi, lotti di vaccini direttamente alle regioni.
Si tratta di un rimedio necessario che permane, comunque, all’interno di un sistema di mercato che prevede l’esclusività della produzione dei vaccini in capo alle case farmaceutiche proprietarie del brevetto.
Esiste, invece, una proposta che va oltre tale stato di cose ed è quella avanzata da C20-L20, una rete di organizzazioni della società civile e dei sindacati che chiede al G20, il forum dei Paesi più industrializzati creato per facilitare politiche condivise in campo economico, di sostenere presso Wto (organizzazione mondiale del commercio) la proposta di una «sospensione della protezione brevettuale sui cosiddetti “prodotti Covid” a partire da vaccini e farmaci». Si tratta di una istanza nata inizialmente da India e Sudafrica, Paesi emergenti che fanno parte del G20, e poi fatto proprio da oltre 100 stati.
L’istanza di sospensione, non di abolizione dei brevetti, andrà al voto nel consiglio generale della Wto dell’1 e 2 marzo. L’Italia può giocare un ruolo non secondario in materia dato che dal primo dicembre 2020 ricopre, per un anno, il ruolo di presidente del G20.
Dal punto di vista dei cittadini europei è anche stato avviato il meccanismo di partecipazione dell’iniziativa dei cittadini europei che richiede almeno la raccolta di un milione di firme. Lo strumento permette l’audizione della proposta in Parlamento europeo che può decidere di discuterla in aule per arrivare ad una risoluzione condivisa.
Tutti tentativi per mettere al centro la questione del vaccino come bene comune affrontata in maniera dialettica nell’evento pubblico di Città Nuova del 16 novembre 2020, con la partecipazione di Nicoletta Dentico, tra le maggiori sostenitrici dell’accesso universale alle cure, e Gilberto Corbellini, noto studioso critico dello stesso concetto del “vaccino bene comune”, termine che il professore della Sapienza, rimanda ad una visione fuorviante intesa a «vedere la logica del mercato e del profitto in conflitto con gli interessi delle persone e delle comunità».
Si tratterebbe, secondo tale critica di un “bias cognitivo” cioè di un pregiudizio, spesso basato su elementi emozionali, non corrispondente all’evidenza dato che, come precisa Corbellini, «chi considera il vaccino anticovid un bene comune, pensa che i vaccini si facciano per magia e non perché qualcuno investe e rischia, perché ci sono gruppi di ricerca che competono per dimostrarsi migliori, perché esistono agenzie che arbitrano la gara per ottenere l’approvazione a vendere un vaccino».
Dalla parte diametralmente opposta si fa presente, invece, il fatto che il raggiungimento del vaccino è il risultato di enormi investimenti di denaro pubblico che vanno ad avvantaggiare le industrie private. Come afferma l’economista Mariana Mazzucato, prendendo ad esempio gli Usa, «il governo concede l’esclusiva alle società farmaceutiche per condurre lo sviluppo di farmaci nella fase successiva su invenzioni finanziate pubblicamente, senza richiedere che questi farmaci siano ampiamente accessibili. Queste licenze esclusive consentono alle compagnie farmaceutiche di godere di un monopolio e di applicare prezzi esorbitanti per le tecnologie mediche sviluppate con fondi pubblici».
Non difettano di analisi neanche le organizzazioni sociali che sabato 20 febbraio 2021 hanno manifestato davanti la sede produttiva della Pfizer di Ascoli Piceno, per contestare il licenziamento di 60 dipendenti avvenuto lo scorso dicembre 2020 nonostante la crescita del fatturato del colosso farmaceutico. Secondo i centri sociali promotori della manifestazione in tempo di Covid. «Il governo concede l’esclusiva alle società farmaceutiche per condurre lo sviluppo di farmaci nella fase successiva su invenzioni finanziate pubblicamente, senza richiedere che questi farmaci siano ampiamente accessibili».
Ricorre, invece, alla sapienza africana, come riporta su Avvenire Francesco Ognibene, l’eritreo Tedros Ghebreyesus, direttore dell’Oms ( Organizzazione mondiale della sanità) per spiegare un concetto elementare di epidemiologia e cioè che «quando un villaggio è in fiamme non ha senso che un piccolo gruppo di persone accumuli tutti gli estintori per difendere le proprie case. Il fuoco si spegnerà più velocemente se tutti hanno un estintore e lavorano insieme».
In merito all’accessibilità ai vaccini anti Covid 19 e alla istanza di sospensione dei brevetti che andrà al voto l’1 e e 2 marzo presso il Wto, rimandiamo all’intervista video con Nicoletta Dentico, giornalista e scrittrice che dirige il programma i di salute globale della Society for International Development (Sid). Autrice di un recente testo, “Ricchi e buoni?”, di approfondimento sul capitalismo filantropico.