Apurimac in Perù e i diritti di periferia
La pandemia, lo scambio di buone prassi con l’Italia per un mutuo arricchimento, la crisi economico-politica in Perù e lo sviluppo della telemedicina per assistere i malati. Intervista a Federica de Benedittis e Chiara Sassaroli, membri dell’Ong Apurimac ETS
Nella remota regione dell’Apurimac, in Perù, si trovano decine di villaggi attraversati dalle immense montagne delle Ande e collegati tra di loro da strade sterrate. Su una superficie di 20.892 kmq, 490 mila abitanti vivono tra Abancay, il capoluogo, e piccoli centri abitati a più di 3 mila metri di altezza. Questo incredibile paesaggio costituisce però un ambiente difficile per l’insediamento umano. Le condizioni climatiche sono molto dure e i servizi sanitari limitati, incapaci di rispondere alle esigenze della popolazione, che in molte occasioni rimane completamente isolata, sia fisicamente che economicamente e culturalmente. Anche l’alimentazione risulta problematica a causa della posizione geografica della regione e spesso gli abitanti soffrono di malnutrizione. Di conseguenza, sviluppano delle patologie (malattie ossee, difficoltà di crescita…) legate a cattive abitudini, come il consumo di acqua non potabile o la convivenza con gli animali.
In questo contesto opera Apurimac ETS, una Ong nata da una missione agostiniana italiana nella regione peruviana con l’obiettivo di costruire «una società civile in cui ogni periferia, geografica ed esistenziale, sia il motore di cambiamenti sociali basati sul pieno riconoscimento di diritti individuali e collettivi, pari opportunità, uguaglianza e giustizia sociale». Perciò il loro modus operandi si basa sul motto “Diritti di periferia”.
Abbiamo parlato con Federica de Benedittis, responsabile di comunicazione di Apurimac ETS in Italia, che assicura: «Noi cerchiamo di portare avanti i valori agostiniani in un modo laico, ed è bellissima la sinergia con l’approccio professionale, che ci legga in una missione unica».
L’intervento dell’associazione, con base a Cusco, una città situata al Nord della regione di Apurimac, riguarda in questo momento tre ambiti fondamentali: la formazione, la cura e l’innovazione tecnologica. Apurimac ETS sviluppa campagne sanitarie attraverso una clinica mobile che raggiunge le popolazioni più escluse, così come campagne di educazione sulla cura della persona. Con il Ministero della Salute ha implementato il progetto della telemedicina, arrivando ad attivare fino a 12 punti nella regione: attraverso strutture informatiche e tecnologiche l’organizzazione riesce a dotare i centri di salute lontani dagli ospedali, si fanno delle analisi e si inviano agli ospedali in modo di poter avere una diagnosi e decidere la cura da applicare.
Chiara Sassaroli è una giovane farmacista italiana, assistente del progetto “Salute e telemedicina nelle Ande Apurimac”. Da Cusco spiega come la situazione si è evidentemente aggravata durante la pandemia, sebbene questa sia stata accolta in un certo senso come un’opportunità: i membri dell’associazione hanno avuto la possibilità di muoversi e assistere le persone per cercare di arginare la pandemia, dotando le strutture sanitarie di materiali necessari: mascherine, protettori facciali, uniformi, test, guanti, bombole di ossigeno, termometri, alcol, computer, videocamere e kit di tele-monitoraggio; e intensificando le terapie intensive. Inoltre, si sono tenute delle formazioni online con i medici locali del Perù sulla prevenzione, il pronto soccorso in emergenza, le cure domiciliare e l’analisi molecolare dei tamponi grazie al Centro di Salute Globale della Toscana. «Tutto questo è stato la prova dell’importanza della collaborazione e dello scambio di buone pratiche tra i Paesi», afferma Sassaroli.
Tra i molteplici progetti che si stanno sviluppando in Perù, la farmacista racconta con speciale entusiasmo quello rivolto all’accoglienza dei migranti e i rifugiati venezolani a Cusco, sia dal punto di vista legale, sia sanitario. In tutto questo, conviene ricordare il contesto politico, economico e sociale che affronta il Perù. Oltre la pressione migratoria, le conseguenze del Covid, un incerto equilibrio economico con un incremento del debito pubblico al 35% del PIB secondo il Ministero di Economia e Finanze, una crisi politica che si è evidenziata con la successione di tre presidenti in 8 giorni, e una forte agitazione sociale. Chiara Sassaroli spiega nel dettaglio quanto accaduto negli ultimi mesi:
Apurimac ETS, secondo i principi di amore, solidarietà e vita integrata, opera sia in Italia sia in Perù per eradicare la marginalità in qualsiasi fronte: «In Italia ci battiamo contro la povertà educativa, perché questa è anche esclusione. In Perù la lontananza dell’Apurimac significa lontananza umana dall’uomo stesso», spiega de Benedittis. L’associazione ha il riconoscimento della OMS come «organizzazione che può ridurre l’impatto della pandemia». In Italia sviluppa un grande progetto socioeducativo, si occupa della comunicazione, l’amministrazione e la raccolta fondi.
Per collaborare con Apurimac ETS ci sono diverse opzioni: alla base dell’associazione c’è la rete di volontari, necessari su tutto il territorio e che costituiscono una grande risorsa, e l’attivazione del servizio civile. Attualmente si pensa a un programma di formazione sui diritti umani per i volontari, con l’obiettivo di inviarli a sensibilizzare nelle scuole e nelle città. Per ultimo, se si desidera, si può contribuire nel sostegno delle risorse perché l’organizzazione ha bisogno di crescere per portare i suoi servizi a più persone.