Assange e la libertà di stampa, appello di Amnesty international
Il 27 e 28 ottobre si terrà l’udienza d’appello per la richiesta d’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti d’America
Il giornalista australiano vive privato della sua libertà ormai da 10 anni. Da oltre 2 anni è recluso nel carcere di Belmarsh, conosciuta la Guantanamo britannica.
Se il tribunale di Londra concedesse l’estradizione richiesta da Washington, Julian Assange rischierebbe una condanna di 175 anni per aver diffuso notizie riservate sulle guerre in Iraq e Afghanistan scatenate come reazione occidentale dopo l’attentato dell’ 11 settembre 2001.
Secondo Amnesty international «L’incriminazione di Assange costituisce una grave minaccia per la libertà di stampa, tanto negli Usa quanto altrove. Assange ha svolto attività professionali proprie dell’esperienza quotidiana del giornalismo investigativo. L’eventuale estradizione di Assange criminalizzerebbe comuni prassi giornalistiche e permetterebbe a quello degli Usa e ad altri governi di prendere di mira giornalisti e scrittori al di fuori delle loro giurisdizioni per aver denunciato le loro malefatte».
La segretaria generale di Amnesty International Agnès Callamard ha chiesto, quindi, alle autorità statunitensi di annullare le accuse nei confronti dell’imputato e alle autorità britanniche di non estradarlo e scarcerarlo immediatamente: «L’incessante caccia ad Assange da parte del governo degli Usa è evidentemente una misura punitiva ma in gioco non è solo la sorte di una persona: in pericolo sono la libertà di stampa e la libertà d’espressione. Il giornalismo e l’editoria d’investigazione sono di fondamentale importanza per tenere sotto controllo e denunciare l’operato dei governi e chiamare a rispondere chi viola i diritti umani. Per questo, l’appello degli Usa va respinto, le accuse devono essere annullate e Assange dev’essere scarcerato», ha concluso Callamard.
Nelle foto AP manifestazioni a Londra a favore di Assange
Foto Ap