La violenza non è mai giustificabile: “Tu non meriti questa sofferenza”
Il 25 novembre si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Intervistiamo Elisabetta Giordano, presidente dell'associazione "Tra le donne".
“Tra le donne” è una nuova associazione operante nel territorio di Roma, che nasce da un’esperienza personale di donna e dal rapporto con la parola di Dio, col desiderio di dare una buona notizia. Il suo obiettivo è quello di sostenere le donne vittime e a rischio di violenza, creando una cultura nuova basata sull’amore. In particolare, si occupa delle donne che hanno subito violenza fisica e psicologica in ambito domestico, cioè dal partner.
Secondo l’Istat, in Italia il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della sua vita. Nel 13,6% dei casi, la violenza è causata da partner o ex partner. Anzi, per il 68,6% delle donne che avevano un partner violento questa è stata la causa per mettere fine al rapporto. La cultura maschilista ancora oggi impregna la nostra società, e la violenza sulle donne «non è altro che la punta di un iceberg», spiega Elisabetta Giordano, presidente dell’associazione di promozione sociale “Tra le donne”.
A Roma ci sono 8 Centri Anti Violenza (CAV) istituzionali, e diversi sportelli d’ascolto in tre aziende ospedaliere: San Camillo Forlanini, Policlinico Umberto I e G. B. Grassi di Ostia. Inoltre, l’ospedale Sant’Andrea di Roma ha avviato una task force di eccellenza dedicata a contrastare la violenza. Oltre a questi centri, “Tra le donne” vuole costituire uno spazio di ascolto e orientamento in cui le donne possano sentirsi libere di raccontare la propria storia.
Come spiega Giordano, sebbene esista una rete di primo ascolto, c’è bisogno di migliorare la protezione sociale per le vittime di violenza domestica, perché le case rifugio sono poche. «Il sistema ha la forma di un imbuto e non riesce ad accogliere quelle donne e i loro figli che necessitano di un luogo sicuro dove abitare», sottolinea Giordano.
«Un altro punto importante è la formazione, per non interpretare male la carità». Secondo la presidente di “Tra le donne”, bisogna formare il personale sanitario, gli avvocati, gli psicoterapeuti, i giornalisti… per evitare di vittimizzare o colpevolizzare la donna, e per offrirle invece vera protezione. «La violenza non è mai giustificabile, e bisogna dire alla donna: “tu non ti meriti questa sofferenza”», evidenzia Giordano. Da un punto di vista spirituale, considera che l’affidamento a Dio sia fondamentale, e che su di Lui e la sua Madre, “benedetta tra le donne”, risiede la speranza di liberarci dalla violenza. In una società in cui molte donne sono state educate a perdonare, sopportare e accudire l’uomo violento, la carità non può coprire il peccato.
Tuttavia, esiste un’altra via di uscita. L’uomo può mettersi in discussione e attivare un percorso di cambiamento integrato e di fede, afferma Giordano. A tale fine, ci sono centri specializzati per aiutare gli uomini ad uscire dalla violenza: i Centri di Ascolto Uomini Maltrattanti (CAM).
La violenza arriva perché c’è una cultura segnata dall’egoismo, da rapporti autoritari non governati dalla fraternità. Un cambio di cultura non è solo necessario, ma anche possibile, e noi tutti nella società abbiamo il dovere di diventare “antenne sociali” che denuncino la violenza, assistano le vittime e costruiscano un nuovo modo di pensare, basato sul vero Amore.