Banche, ambiente ed esuberi
Non sono poi così ingenui quei “ragazzi” definiti attivisti di “Friday for future” se in alcune città, come documentano le foto Ansa, si sono recati per contestare le politiche di grandi soggetti economici come Unicredit (nelle foto ansa alcune sedi storiche in Italia).
Il gruppo bancario è accusato,infatti, da diverse reti civili, quali Re common, di aver operato con finanziamenti destinati ad incidere negativamente sull’ambiente. Ad esempio «nel triennio 2016-2018, ben 16,9 miliardi di dollari sono finiti in progetti o società fossili». In particolare «UniCredit è il principale finanziatore straniero delle società carbonifere turche, che dal 2014 hanno acquisito asset dalla utility pubblica EUAS e li hanno eserciti usufruendo di una deroga di cinque anni dalle normative ambientali sulle emissioni».
Eppure queste scelte strategiche non stanno impedendo la riduzione drastica dei dipendenti. La direzione ha comunicato che ridurrà il personale di circa 8 mila unità nell’arco del periodo 2020-2023. La maggior parte in Italia (circa 6 mila). Per il segretario generale dei bancari della Uil, Massimo Masi, «in realtà gli unici veri esuberi della banca sono il Ceo Jean Pierre Mustier e il management che ha ideato un progetto senza visione industriale e di prosperità e sradica la banca dal tessuto sociale e territoriale in cui opera, con la promessa di enormi dividendi per gli azionisti da conseguire grazie a forti penalizzazioni per le lavoratrici e i lavoratori, chiusure di 500 filiali e pesanti ricadute occupazionali».