Attacco turco in Siria, civili in fuga
Per scelta non mostriamo, di solito, immagini strazianti. Nelle foto Ap si percepisce lo smarrimento e la paura del conflitto che si sta scatenando nella regione prevalente curda della Siria. Forte l’allarme della Caritas per le possibili 450 mila persone in fuga.
Ecco un estratto dell’ultimo comunicato
Sotto attacco da parte della Turchia questa volta le zone nel nord-est della Siria, abitate prevalentemente dai Curdi, con ancora morti e feriti anche tra i civili. La popolazione nella fascia tra Turchia e Siria, dopo aver combattuto l’Isis e altre formazioni terroristiche, è di nuovo messa a dura prova.
Questa nuova iniziativa bellica si aggiunge a quella del governo siriano appoggiato dalla Russia a nord-ovest, nell’area di Idlib, sotto attacco da aprile 2019, e rende tutto il confine nord del paese di nuovo incandescente con milioni di persone vittime dirette o indirette di violenze. Una tragedia che si somma alla grave situazione umanitaria che in Siria si protrae da quasi nove anni con l’80% della popolazione in stato di povertà e oltre 11 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria – di cui oltre un milione nell’area nord orientale colpita dalla nuova crisi. Come sempre a farne maggiormente le spese sono i più vulnerabili: sfollati accolti in campi presenti nell’area sotto attacco, costretti a muoversi nuovamente, anziani, minori, donne, disabili.
Tutta la rete Caritas, già operante da anni nel paese, si sta mobilitando per essere pronta a rispondere a questa nuova emergenza umanitaria in un contesto sempre più difficile e pericoloso. In particolare Caritas Siria , con il sostegno di Caritas Italiana e di altre Caritas estere, sta allestendo alcuni centri di accoglienza di sfollati che si stanno riversando in gran numero nell’area di Hassake.
Caritas Italiana fa appello al Governo Italiano, all’Unione Europea e a tutta la Comunità internazionale affinché i civili siano protetti e sia consentito l’accesso sicuro e senza ostacoli agli aiuti umanitari, non vi siano rilocazioni forzate di civili, si faccia tutto il necessario per interrompere, senza condizioni, l’ennesimo eccidio e ristabilire il rispetto del diritto internazionale.