I mutamenti del paesaggio nel Bel Paese
È un viaggio tra il passato e il futuro, un caleidoscopio di paesaggi in mutazione, catturati dall’obiettivo di differenti scuole di pensiero. 134 fotografie che raccontano il paesaggio italiano dal 1950 al 2010. Un mosaico del «Bel Paese che non c'è più. C'è l'Italia del cemento in cui i paesaggi vengono sempre di più brutalizzati», scrive il curatore della mostra Walter Liva.
Ci sono i pittorialisti come Riccardo Peretti Griva o Enrico Pavonello in giovane età; i neorealisti come Luigi Crocenzi, Gianni Borghesan e Nino Migliori all’inizio della sua carriera artistica; i paesaggisti del Touring Club Italiano quali Bruno Stefani, Toni Nicolini, Ezio Quiresi e negli anni successivi Francesco Radino.
Pure Carla Cerati negli anni Sessanta lavorò sul paesaggio, così come un altro fotogiornalista, Giorgio Lotti, di cui memorabili furono i reportage sull’alluvione di Firenze. Già dagli anni Sessanta fu la volta del viaggio come scoperta di un territorio che Paolo Monti aveva iniziato a mappare in modo sistematico. Tra i grandi maestri in mostra Mario Giacomelli, Ugo Mulas, Franco Fontana. L’ultima parte della mostra presenta la visione contemporanea del paesaggio oramai frammentato.
II paesaggio italiano. Fotografie 1950 – 2010. Roma, Museo in Trastevere, fino al 20 aprile.