Mugabe, fine impero di un autocrate

Notizie contradditorie dal Paese africano, che sta assistendo al crollo del regno di colui che nel 1980 aveva portato il Paese all’indipendenza dai britannici

 

Il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe diventato primo ministro nel 1980 del piccolo Paese senza sbocco sul mare dell’Africa australe, è poi stato eletto presidente sette anni più tardi. In questi anni dominati dall’apartheid in Sudafrica e nella sub-regione, è stato l’eroe di cui l’Africa aveva bisogno. Riuscì a rovesciare il regime razzista della Rhodesia – nome precedente dell’attuale Zimbabwe –, negoziando con i britannici. Poi, progressivamente, le sue visioni panafricane e la sua vena indipendentista ha lasciato il posto a una deriva simil-dittatoriale, poco alla volta, quasi impercettibilmente. Malgrado l’età avanzante, Mugabe è riuscito a restare attaccato al suo potere. Ha cambiato le leggi del Paese, ha corrotto, ha avviato un inarrestabile nepotismo. Ma ora, a 93 anni, sta cadendo in disgrazia.

Da martedì scorso il presidente dello Zimbabwe sta affrontando in effetti un movimento di forte protesta dell’esercito di portata inattesa. Un vero e proprio colpo di Stato. L’attuale presidente (o ex?) è stato in effetti assegnato agli arresti domiciliari. Un scenario che il vecchio Mugabe mai e poi mai avrebbe potuto immaginare nella sua pretesa onnipotenza, dopo 37 anni di regno senza condivisione e indiscusso. Lunedì scorso, Constantin Chiwengade, capo si Stato maggiore dell’esercito di questo piccolo Paese, ha minacciato di perseguire i familiari di Mugabe, da lui ritenuti la causa dell’allontanamento dal potere di Emmerson Mnangagwa, veterano dell’indipendenza, vicepresidente del Paese e amico di lunga data di Mugabe. In realtà sembra che nel mirino dell’esercito ci fossero i parenti della influente moglie Grace, 53 anni, che il vecchio Mugabe voleva mettere al suo posto per mantenere di fatto il potere.

La capitale Harare è ora sotto assedio. I veicoli corazzati hanno occupato tutte le posizioni strategiche nella città. Sono state udite esplosioni a ripetizione nella notte tra martedì e mercoledì e, come si deve in ogni buon golpe, la sede centrale della televisione e della radio pubblica ZBC è passata sotto il diretto controllo dell’esercito. I parenti della moglie di Mugabe (forse riuscita a fuggire all’estero) sono stati arrestati. E così tre ministri vicini a Mugabe.

Il presidente sudafricano Jacob Zuma ha detto che è stato in grado di raggiungere Mugabe per telefono mercoledì mattina. Quest’ultimo gli ha detto di «essere detenuto in casa sua», mentre in un comunicato dell’esercito si dice che «la sicurezza di Mugabe e della moglie viene assicurata». Il partito di Mugabe, a sua volta, sostiene che «non c’è stato alcun golpe, solo una transizione senza spargimento di sangue». La situazione appare ora incerta ma sostanzialmente calma. Gli abitanti della capitale hanno tranquillamente ripreso le loro attività, anche se ovviamente incerti sul futuro socio-politico del Paese.

 

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