Mozart va a nozze
Gran conoscitore dell’anima umana, Amadeus. Della psicologia femminile, carica di sottintesi e sottigliezze, e di quella maschile, disinvolta ed impulsiva. L’opera buffa su libretto di Lorenzo da Ponte taglia la componente politica della fonte francese e punta alla “folle giornata” in cui succede di tutto, in un meccanismo scenico perfetto. Il Conte, la Contessa, Susanna, Figaro, Cherubino non sono pupazzi ma mondi, psicologie: l’umanità. Giorgio Strehler, di cui è ripresa la storica regia, l’aveva capito così bene che ancora funziona, per la gioia nostra e dei cantanti-attori.
Purtroppo funziona poco la direzione del giovane veronese Andrea Battistoni: ha talento, capacità mediatica – un libro, interviste televisive… –, passione. Ma a 24 anni o si è un genio o è meglio non affrontare questo Mozart: presuppone una conoscenza della vita, una maturità umana che la giovinezza non può avere. Tempi vorticosi – l’ouverture quasi inudibile –, l’orchestra e i cantanti perciò in difficoltà, nonostante delle sottolineature interessanti – penso a certi giusti “rallentando”. Però la lettura è rapida, e resta in superficie. Eppure ci son bravi cantanti (Capitanucci, Ulivieri, Roschmann, Kurzak, Dragojevic…) tutti “in parte” e affiatati.
Forse, Battistoni dovrebbe aver meno fretta. Ed anche chi lo sponsorizza.