Mozart tra noi
Il “divino fanciullo” Wolfang Amadeus apre la stagione romana della Istituzione universitaria dei concerti nell’aula magna della Sapienza: ci sono ragazzi, giovani, adulti, ma la presenza giovanile brilla per vivacità e passione. Del resto suona la Camerata Salzburg, complesso fondato nel 1952 a Salisburgo, la leggiadra città natale del Maestro.
Leggiadro è anche il Concerto per violino e orchestra n. 5 in la maggiore, capolavoro di un diciannovenne che ama la vita, preferisce un suono chiaro, una melodia limpida ed il violino che vola vivacissimo tra le ombre dei corni e le dolcezze dell’oboe, sfarfalleggiando in mezzo alla natura. Poi fa il matto – questo è un lato di Amadeus –, scherza con un ritmo “alla turca”, ossia scatenato, un po’ una follia di scherzi tra solista e orchestra.
Insomma Mozart fa il serio e l’estasiato per un po’, poi scoppia di voglia di correre e il violino gli va dietro. È una festa. Pinchas Zukerman (nella foto), uno dei massimi solisti, sbalordisce per fluidità e naturalezza di suono, per colore e ritmo, per sonorità ora vispe ora massicce. L’orchestra, più mozartiana che si può, dialoga felice ma precisissima, anche nel bellissimo e raro Rondò in do maggiore. Che strumento meraviglioso è il violino: ride, piange, esalta e fa il diavolo. Mozart, il fanciullo scherzoso, l’eterno “Cherubino” è tra noi, voglioso di divertire e di divertirsi.
Anche dopo, quando si esegue lo Stravinskij del Concerto "neoclassico” in re del 1947 e il melodioso Ciaikovski della Serenata in do maggiore, lui sta fra noi, occhieggiando maliziosamente la musica nata dopo di lui. Ma che senza di lui, probabilmente, non ci sarebbe. Apertura alla grande.