Mozart è sempre Mozart
Roma, Auditorio di via della Conciliazione. Orchestra Sinfonica di Roma.
Quante volte si parla, si scrive, si esegue la musica di Amadeus! Non sempre perfettamente, in verità. Ma la colpa è sua, del genio precoce in vita e in morte, che è come un prisma sempre mobile: se ne coglie un attimo una faccia e poi scivola via. Forse sta qui una delle ragioni per cui piace tanto, e i giovani dell’Orchestra romana lo suonano con una passione così a fior di pelle?
Hanno eseguito la tragicomica ouverture dal Don Giovanni, capolavoro ambiguo e imperfetto, ma con che verve, e poi quel Concerto per clarinetto e orchestra che ha aperto la strada alla fortuna del nuovo (allora) strumento, facendolo diventare il prediletto dai romantici e dai jazzisti. Perché il clarinetto dice molto: è sornione, affettuoso, subdolo, elettrizzante, diabolico, soave. Una sorta di gatto dell’orchestra.
Il concerto, scritto nel 1791, a poche settimane dalla morte, è tutto questo. L’orchestra accompagna, sottolinea, leggera come non mai, passa dalla gioia del primo tempo ad un notturno già romantico nell’Adagio – fin troppo lento però nella direzione di Byron Fidetzis – dove Amadeus si inoltra in dolcezze che non sembrano più di questa terra tanto sono intense e chiude giocando all’impazzata come un bambino senza freni, tra guizzi virtuosistici. Solo che Mozart ha 35 anni e bambino lo è a tratti, ormai, come l’incompiuto Requiem di quegli anni, e il misterioso Flauto Magico vanno dimostrando.
Resta appunto un mistero, Amadeus, anche dopo questo concerto dove il clarinettista Andrew Marriner, figlio del celebre direttore, si è destreggiato con abilità. Non resta che ascoltarlo ancora, in una delle tante edizioni e cercare di carpire qualche luce dall’invisibile sfuggente genio. Perché questo è un brano che mai dovrebbe mancare in una discoteca ideale della musica classica.
M.D.B.
Classica dischi
G. Paisiello, Concerti per piano e orchestra n. 3 e n. 5. Luigi Piovano dirige la Campania Chamber Orchestra, pianoforte Francesco Nicolosi. Naxos.
Ecco una Campania felix di giovani musicisti alle prese con un autore di briosità e gioia uniche. Un Settecento luminoso, una grande civiltà purtroppo oggi misconosciuta. Piovano, primo violoncello a Santa Cecilia in Roma, dirige con misura e Nicolosi suona con la dolcezza paisiellana che incantò l’Europa.
Monastero di Bose, Canti monastici. Edizioni Qiqajon. www.monasterodibose.it
Quattro cd dedicati alla Liturgia delle ore, scritti e cantati dalla famosa comunità monastica, unendo le tradizioni musicali di Oriente e Occidente. Confessiamo la gloria di Dio, Vieni spirito creatore, Ecco il Signore viene, Il giorno del Signore, sono i titoli di una esperienza di musica e di spiritualità particolarmente suggestiva e preziosa.